Alla Cappella Bonaiuto è stato presentato, per iniziativa
della Fondazione” nuovo mezzogiorno”, il libro di Marco di
Lello: Il ritorno di Masaniello. La discussione introdotta
dal presidente della Fondazione, professor Salvo Andò, si è
svolta alla presenza dell'autore, con l'intervento dei
professori Pietro Barcellona e Maurizio Caserta,e del dott.
Salvo Spagano. Marco di Lello è stato per molti anni
assessore regionale nelle giunte guidate da Antonio
Bassolino, in atto è il vicesegretario nazionale del partito
socialista italiano. Andò ha spiegato che il libro non è
soltanto un importante atto di testimonianza, utile per
ricostruire l'ultimo ventennio della vita politica
napoletana e campana, ma costituisce l'occasione per
riflettere da un lato su un populismo di sinistra che
utilizza strumenti di comunicazione e tecniche di governo
molto simili a quelle del populismo di destra, e dall'altro
per potere operare suggestivi confronti su quanto è avvenuto
negli anni passati a Napoli e in Campania e quanto è
avvenuto in Sicilia negli anni 90 con le giunte delle
cosiddette primavere catanese e palermitana. Nell'uno come
nell'altro caso le primavere non hanno prodotto eredità
tali da consentire uno sviluppo della vita politica locale
in senso riformista, e da far emergere classi dirigenti
potessero in qualche modo garantire nei tempi lunghi una
politica di cambiamento che rispondesse alle attese che le
svolte politiche prodottesi avevano suscitato nelle
popolazioni. Pietro Barcellona e Maurizio Caserta hanno
sottolineato come il populismo sia il risultato inevitabile
di un disfacimento delle organizzazioni partitiche che ha
comportato da un lato l'emergere di uomini della provvidenza
destinati a rimpiazzare il vuoto politico da venutosi a
creare con la fine della prima Repubblica , dall'altro
forme di protagonismo sociale, spesso affidato a
rivendicazioni minute , da cui non potevano scaturire
autentiche svolte riformiste . L'opinione pubblica insomma
non trovando punti di riferimento autorevole e non
disponendo di veri luoghi di formazione politica di volta
in volta ha cercato un eroe cui intestare il proprio
desiderio di riscatto e di rinascita. Ciò che manca è la
cultura della solidarietà che i vecchi partiti riuscivano a
diffondere, svolgendo in questo senso un'importante attività
pedagogica, tale da impedire quegli eccessi di
individualismo che danno luogo ad una disordinata
competizione per la conquista di posizioni di potere. Salvo
Spagano ha spiegato che il riformismo è la strada obbligata
per evitare che di fronte alle grandi emergenze che
affliggono le città meridionali l'alternativa sia o
l'immobilismo che consente ai tradizionali gruppi egemoni
di perpetuare il loro potere o una lotta disordinata per la
conquista del potere che comporta malgoverno e saccheggio
delle risorse . Marco di Lello concludendo il dibattito ha
sottolineato che l'ultimo populista arrivato al potere a
Napoli, l’ex magistrato De Magistris, sta percorrendo strade
note del populismo napoletano, da Lauro a Bassolino,
promettendo ciò che non può mantenere, e soprattutto
cercando di apparire come l'uomo della discontinuità totale,
mentre i grandi problemi della città di Napoli imporrebbero
un solido patto sociale attraverso il quale mettere a punto
un progetto riformista che ha bisogno di regole e tempi
adeguati e non di uomini della provvidenza. Si ripete una
vecchia storia, insomma, che vede il popolo napoletano alla
ricerca sempre di un nuovo Masaniello, che gli consenta
di sognare per qualche tempo una palingenesi impossibile,
per poi sprofondare in un profondo disincanto ripudiando
l'eroe che aveva scelto e rimanendo alle prese con i
problemi di sempre,che sono quelli di una città che
continua ad essere profondamente ferita da tanti anni di
malgoverno ,da appuntamenti mancati anche a causa della
scarsa volontà manifestata dalle classi borghesi di assumere
precise responsabilità in ordine a radicali politiche di
cambiamento.
LEGGI
ANCHE LA RECENSIONE DEL LIBRO
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