Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Nuovo Mezzogiorno
 
 

Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 
 
   
   


 

LA PRESENTAZIONE
 

E' tornato Masaniello

La storia interrotta del riformismo napoletano

 

Alla Cappella Bonaiuto è stato presentato, per iniziativa della Fondazione” nuovo mezzogiorno”, il libro di Marco di Lello: Il ritorno di Masaniello. La discussione introdotta dal presidente della Fondazione, professor Salvo Andò, si è svolta alla presenza dell'autore, con l'intervento dei professori Pietro Barcellona e Maurizio Caserta,e  del dott. Salvo Spagano. Marco di Lello è stato per molti anni assessore regionale nelle giunte guidate da Antonio Bassolino, in atto è il vicesegretario nazionale del partito socialista italiano. Andò ha spiegato che il libro non è soltanto un importante atto di testimonianza, utile per ricostruire l'ultimo ventennio della vita politica napoletana e campana, ma costituisce l'occasione per riflettere da un lato su un  populismo di sinistra che utilizza strumenti di comunicazione e tecniche di governo molto simili a quelle del populismo di destra, e dall'altro per potere operare suggestivi confronti su quanto è avvenuto negli anni passati a Napoli e  in Campania e quanto è avvenuto in Sicilia negli anni 90 con le giunte delle cosiddette primavere catanese e palermitana. Nell'uno come nell'altro caso le primavere non hanno prodotto  eredità tali da consentire uno sviluppo della vita politica locale in senso riformista, e da far emergere classi dirigenti potessero in qualche modo garantire nei tempi lunghi  una politica di cambiamento che rispondesse alle attese che  le svolte politiche prodottesi  avevano suscitato nelle popolazioni. Pietro Barcellona e Maurizio Caserta hanno sottolineato come il populismo sia il risultato inevitabile di un disfacimento delle organizzazioni partitiche che ha comportato da un lato l'emergere di uomini della provvidenza destinati a rimpiazzare il vuoto politico da venutosi a creare con la fine della prima Repubblica , dall'altro   forme di protagonismo sociale, spesso affidato a rivendicazioni minute , da cui non potevano scaturire autentiche svolte riformiste . L'opinione pubblica insomma non trovando punti di riferimento autorevole e non disponendo di veri  luoghi di formazione politica di volta in volta ha cercato un eroe cui intestare il proprio desiderio di riscatto e di rinascita. Ciò che manca è la cultura della solidarietà che i vecchi partiti riuscivano a diffondere, svolgendo in questo senso un'importante attività pedagogica, tale da impedire quegli eccessi di individualismo che danno luogo ad una disordinata competizione per la conquista di posizioni di potere. Salvo Spagano ha spiegato che il riformismo è la strada obbligata per evitare che di fronte alle grandi emergenze che affliggono le città meridionali l'alternativa sia o l'immobilismo che consente ai  tradizionali gruppi egemoni di perpetuare il loro potere o una lotta disordinata per la conquista del potere che comporta malgoverno e saccheggio delle risorse . Marco di Lello concludendo il dibattito ha sottolineato che l'ultimo populista arrivato al potere a Napoli, l’ex magistrato De Magistris, sta percorrendo strade note del populismo napoletano, da Lauro a Bassolino, promettendo ciò che non può mantenere, e soprattutto cercando di apparire come l'uomo della discontinuità totale, mentre i grandi problemi della città di Napoli imporrebbero un solido patto sociale attraverso il quale mettere a punto un progetto riformista  che ha bisogno di regole e  tempi adeguati e non di uomini della provvidenza. Si ripete una vecchia storia, insomma, che vede il popolo napoletano alla ricerca  sempre   di  un nuovo Masaniello, che gli consenta di sognare per qualche tempo una palingenesi impossibile, per poi sprofondare in un profondo disincanto ripudiando l'eroe che aveva  scelto e rimanendo alle prese con i problemi di sempre,che  sono quelli di una città che continua ad essere profondamente ferita da tanti anni di malgoverno ,da appuntamenti mancati anche a causa della scarsa volontà manifestata dalle classi borghesi di assumere precise responsabilità in ordine  a radicali politiche di cambiamento.

 LEGGI ANCHE LA RECENSIONE DEL LIBRO
 

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