Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Nuovo Mezzogiorno
 
 

Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 

 


 

Una Fondazione per i problemi del Mediterraneo

Lillo Miceli
 

Un "pensatoio". Con l'ambizioso tentativo di elaborare una nuova sensibilità mieridiontilista e che proietti la "Questione Meridionale" in un ben più vasto bacino, quello del Mediterraneo. Perché, se la "Questione Meridionale" non diventa là "Questione Mediterranea",  probabilmente non troverà mai una soluzione, così come è stato finora. E' questa la missione affidata alla Fondazione "Nuovo Mezzogiorno", nata da qualche mese ed alla quale hanno aderito finora ben 72 soci, tra i quali parecchi esponenti del mondo universitario e dell'economia. La Fondazione "Nuovo Mezzogiorno", che non ha fini di lucro, ricono­sciuta con decreto del presidente della Regione, ha sede legale a Catania ed uffici in tutte le nove province.

Elaborare un nuovo meridionalismo, dunque, anche alla luce dell'imminente avvio del federalismo fiscale, in un contesto dove la cultura politica è in fase degradan­te, anche a causa dell'irrompere sulla scena politica nazionale di partiti sempre più leaderistici. "La Fonda­zione - si legge nell’atto di nascita - ha lo scopo di agevo­lare la formazione di una nuova cultura delle sviluppo delle regioni più deboli del Paese, con particolare ri­ferimento alla Regione siciliana. In questo senso, occor­re creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali fi­nalizzate a realizzare in Sicilia efficaci politiche della for­mazione, nonché favorire tutte le forme di partecipazio­ne orientate ad una migliore tutela dei diritti".

Le sfide che attendono nei prossimi anni il Sud d'Ita­lia e la Sicilia in particolare, sono piuttosto impegnati­ve, a cominciare dal federalismo fiscale. "Federalismo fi­scale - sottolinea Salvo Andò - che non può essere ini­quo. Occorrono criteri di perequazione equilibrati. Non può essere il ricco Nord a valutare il Sud. Necessitano standard equi anche per la valutazione delle Università che, ovviamente, non possono essere tutte eguali, man­cando al Sud i finanziatori privati ed un retroterra pro­duttivo. Allora, se il metro di riconoscimento delle capa­cità formative di una Università è il lasso di tempo che un giovane laureato impiega a trovare un lavoro, è chia­ro che le Università meridionali non possono rientrare nel novero delle più virtuose. Quindi, avranno meno fi­nanziamenti pubblici. Intanto, i giovani che vi si laurea­no vanno a cercare lavoro altrove: il danno e la beffa. Analogo ragionamento va fatto per i costi standard che si vogliono introdurre nella sanità che non vorrebbe te­nere completamente conto dei costi storici che, va det­to, sono anche il frutto di errori storici".

Insomma, "rilanciare la questione meridionale non si­gnifica volere tornare al passato - continua l'atto di na­scita della Fondazione - non significa solo attrarre più ri­sorse al fine di garantire un'economia di mera sussisten­za, ma significa fare dei vecchi e nuovi problemi del Sud una questione nazionale, spiegando soprattutto alle giovani generazioni che un Paese in cui prevale la legge della giungla a causa di una difesa aggressiva dei parti­colarismi, in cui quindi la ridistribuzione delle risorse nel territorio è destinata ad essere sempre più iniqua, sarà inevitabilmente un Paese più povero, più sfiducia­to, più disordinato, anche a causa dei flussi migratori massicci che prendono la via del Nord. Se non si pone mano ad una politica di valorizzazione delle risorse umane, il Sud non ha futuro e rischia di essere sempre più abbandonato a se stesso".

Una disincantata descrizione della realtà che la Fon­dazione "Nuovo Mezzogiorno" intende in qualche mo­do modificare con gli strumenti che le sono propri: studio, ricerca e formazione. Ed, infatti, l'attività previ­sta è stata suddivisa in sei commissioni, che si occupe­ranno di: Diritto e bioetica; Biotecnologia e sanità; In­dustria e sviluppo; Individuo e società; Cooperazione internazionale; Cultura e formazione.

Mezzogiorno in primo piano, dunque, ma con la te­sta ed il cuore rivolti verso i Paesi della sponda sud del Mare Mediterraneo. "È qui che si creeranno le condizioni - conclude Andò - per un dialogo fra il mondo occi­dentale e il mondo senza sviluppo. E' questa area il la­boratorio naturale delle politiche della tolleranza e della cooperazione economica che si continuano ad auspicare in occasione dei vertici mondiali". Pertanto, la Questione Meridionale va vissuta con la consapevolezza che essa sempre più si identifica con la grande Questione Mediterranea".


(La Sicilia, lunedì 01/02/2010)

 
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