| Nella grande sala di 
                    Palazzo Platamone a Catania, dove sono convenuti autorità 
                    lionistiche, politiche, civili e soci Lions da ogni parte 
                    della Provincia, il Lions club di Paternò, con la 
                    collaborazione dei club Lions della Zona 14, Adrano, 
                    Misterbianco, Randazzo e Trecastagni, ha organizzato, il 16 
                    novembre del 2013, un Meeting  sul tema distrettuale “La 
                    Sicilia Euroregione del Mediterraneo: problematiche ed 
                    opportunità, partecipazione all’Unione Europea ed 
                    operatività dello Statuto Siciliano”. Sono intervenuti come 
                    relatori il Capitano di Fregata della Marina militare Pietro 
                    Ricci, Il Prof. Massimo Paradiso, ordinario di Istituzioni 
                    di Diritto Privato, Il Prof. Salvo Andò, ordinario di 
                    Diritto Costituzionale e Presidente della Fondazione Nuovo 
                    Mezzogiorno, il deputato nazionale Avv Giuseppe Berretta, 
                    ordinario di Diritto del Lavoro, il Dott. Antonio Pogliese, 
                    Past Governatore del Distretto Lions della Sicilia, il Past 
                    Presidente del Consiglio dei Governatori Avv. Salvo Giacona 
                    e il Governatore in carica Avv. Gianfranco Amenta. iGli 
                    interventi sono stati coordinati dal Dirigente scolastico 
                    Prof. Vittorio Galvani, socio del Club di Paternò. Dopo i saluti 
                    dell’Amministrazione municipale di Catania, portati dal Vice 
                    sindaco di Catania, dott. Marco Consoli, nella sua 
                    introduzione, Vittorio Galvani ha rilevato come il Tema 
                    trattato ha rappresentato, anche negli anni passati, un 
                    motivo di impegno per approfondimenti in diverse direzioni.. 
                    Tuttavia l’Associazione continua ad avvertire la necessità 
                    di ulteriori approfondimenti ed indicazioni di linee 
                    operative, anche perché non sembra di percepire da parte 
                    delle istituzioni preposte, atteggiamenti ed iniziative che 
                    vadano davvero nella direzione di quanto necessario per 
                    assicurare al nostro territorio le condizioni per lo 
                    sviluppo e la sua integrazione nel contesto europeo. Non si 
                    può per altro non rilevare la condizione di instabilità 
                    dell'area del Mediterraneo, una condizione resa più 
                    drammatica dagli ultimi sbarchi, alcuni di essi con esiti 
                    tragici, una condizione che vede un complesso intrecciarsi 
                    in ogni parte di essa di complesse problematiche politiche, 
                    sociali e economiche e una richiesta di diritti e di libertà 
                    che non trova ancora risposta. Il Capitano Pietro 
                    Ricci, della Capitaneria di Porto di Catania, utilizzando 
                    alcune slides, ha illustrato le questioni di fondo della 
                    problematica e i compiti della Guardia Costiera che affronta 
                    quotidianamente in mare situazioni drammatiche per 
                    recuperare e salvare la vita di poveri esseri umani in balia 
                    di organizzazioni criminali sempre meglio organizzate. 
                    L’azione di soccorso della Guardia Costiera a favore dei 
                    migranti irregolari è regolata dalla Convenzione di Amburgo 
                    del 1979, con la quale si sono codificate le norme che 
                    riguardano il soccorso delle persone  in pericolo di vita in 
                    mare in tutto il mondo. In base a tale convenzione, l’Italia 
                    è stata suddivisa in 13 zone di ricerca. La Capitaneria di 
                    Porto di Catania con i suoi mezzi di soccorso, presidia una 
                    delle zone più ampie ed importanti(180 miglia) che consente 
                    le sbarco in Sicilia, l’isola che è diventata la porta 
                    dell’Europa, il passaggio dei migranti irregolari verso 
                    l’Italia e gli altri Stati del nord Europa. Una nave della 
                    Guardia costiera staziona permanentemente in mare, in fondo 
                    all’area di competenza, per attivare in tempi rapidi  quei 
                    soccorsi che non potrebbero essere assicurati con mezzi che 
                    partono da terra, né con elicotteri che hanno una capacità 
                    di soccorso limitata. Il relatore ha poi descritto i flussi 
                    migratori, soffermandosi su quelli provenienti dalla Libia 
                    che raccoglie migranti dell’Africa sub sahariana che fuggono 
                    dalle guerre e dalla fame e quelli provenienti dall’Egitto 
                    da cui partono profughi provenienti dalla Siria in stato di 
                    guerra civile permanente. Ha poi riferito sui dati degli 
                    sbarchi negli ultimi anni. Il traffico di esseri umani è 
                    considerato un reato contro l’Umanità e consente il fermo e 
                    il controllo delle imbarcazioni anche oltre i i limiti di 12 
                    miglia, di competenza degli Stati. Dal 2005 i flussi hanno 
                    avuto un andamento irregolare, in aumento o in diminuzione. 
                    Attualmente il flusso dei moigranti è in rapido aumento. 
                    Perché ci sono tanti sbarchi di tante persone? Le 
                    organizzazioni criminali stanno attuando una modalità nuova, 
                    un sistema che comporta elevatissimi profitti. Partono dalle 
                    coste africane con grandi navi di 70 metri che accompagnano 
                    i migranti fino a 100 miglia dalla costa, confidando sul 
                    fatto di potere riuscire ad essere fin lì al riparo dalle 
                    conseguenze penali previste per il traffico di esseri umani. 
                    A quel punto avviene il passaggio dei migranti sulla nave 
                    figlia che dovrà compiere il resto della traversata. Il 
                    momento del distacco della fune che sgancia la nave figlia è 
                    stato fotografato da sommergibili che sempre di più sono 
                     utilizzati per la repressione di questi atti criminali con 
                    il vantaggio di non essere visti e quindi di evitare da 
                    parte degli scafisti azioni di autodifesa e di occultamento 
                    delle prove. Dopo la relazione del 
                    Capitano Ricci, Vittorio Galvani ha proposto ai relatori 
                    alcuni approfondimenti a partire da alcuni interrogativi:
                     1) Quali possono essere 
                    i possibili profili istituzionali di una euroregione 
                    mediterranea? 2) Esiste una identità 
                    mediterranea o si tratta della tendenza verso un sentire 
                    comune elaborata dagli storici e dai sociologi? E’ possibile 
                    individuare delle connessioni su cui costruire una 
                    convivenza tra le Genti che vivono intorno alle rive del 
                    Mediterraneo, superando le fratture e i conflitti che lo 
                    dividono? 3) Come avviare un 
                    autentico percorso di attenzione ed analisi dei dati 
                    economici per compere azioni utili per lo sviluppo ed 
                    l’integrazione? Il Prof. Massimo 
                    Paradiso nel suo intervento ha presentato l’ambito 
                    istituzionale, la cornice dentro cui la Sicilia può svolgere 
                    un ruolo di baricentro dell’area regionale euro 
                    mediterranea. La struttura giuridica istituzionale di 
                    riferimento è quella delle Euroregioni. Cosa sono le 
                    Euroregioni? Si tratta di forme istituzionali che nella 
                    disciplina comunitaria non costituiscono una struttura 
                    specifica, titolare di specifiche funzioni e poteri. Con la 
                    previsione delle Euroregioni il diritto comunitario ha 
                    inteso indicare genericamente alcune forme di cooperazione 
                    tra enti locali appartenenti a Stati diversi, al fine di 
                    favorire la coesione economica e sociale delle comunità 
                    locali e di adottare interventi e soluzioni per facilitare 
                    trasporti transfrontalieri, lo scambio di conoscenze, il 
                    turismo, interventi  sull’ambiente. Si tratta di una 
                    strategia che nasce nel 1958 con la costituzione della prima 
                    Euroregione tra Germania e Paesi Bassi, nata su base 
                    spontanea. Questa intesa è stata poi istituzionalizzata nel 
                    diritto comunitario. Si tratta di una tendenza che spinge 
                    verso l’abbandono di una programmazione e di una 
                    organizzazione giuridica di stampo centralistico e 
                    burocratico, se non altro per non disperdere ed indirizzare 
                    la spesa verso le esigenze reali delle comunità interessate. 
                    Il relatore ha poi fatto una rassegna delle varie fonti 
                    normative, europee ed italiane, che concorrono a costituire 
                    le Euroregioni e le forme della cooperazione territoriale, 
                    distinguendo due modelli fondamentali: la cooperazione 
                    transfrontaliera tra Enti appartenenti a Stati diversi ma 
                    confinanti l’uno con l’altro e la cooperazione 
                    interterritoriale che si instaura tra collettività estere 
                    non limitrofe ma unite dalla comunanza degli interessi. Le 
                    Euroregioni attualmente operanti sono circa una quarantina. 
                    Il quadro di riferimento giuridico per la cooperazione 
                    transfrontaliera  è costituito dalla Convenzione adottata in 
                    seno al Consiglio d'Europa, ”Convenzione quadro europeo 
                    sullo cooperazione transfrontaliera delle collettività e 
                    autorità territoriali”, firmata a Madrid il 21 maggio 1980. 
                    In essa sono previsti alcuni specifici ambiti di 
                    applicazione finalizzati alla cooperazione: lo sviluppo 
                    regionale, urbano e rurale; la protezione dell'ambiente; il 
                    miglioramento delle infrastrutture e dei servizi resi ai 
                    cittadini(turismo, trasporti, cultura, istruzione ecc..); 
                    l'aiuto reciproco in caso di calamità naturali. La forma 
                    giuridica prevista per la costituzione della Euroregione è 
                    il GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale), un 
                    ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico o 
                    privato. Ne possono fare parte gli Stati, Le Regioni, gli 
                    Enti locali, gli organismi di diritto pubblico. Il relatore 
                    ha concluso menzionando alcune importanti esperienze 
                    siciliane di cooperazione euro regionale tra le quali 
                    Archimed che riunisce le isole del mediterraneo in un unico 
                    progetto di cooperazione territoriale ed alcune importanti 
                    iniziative di formazione realizzate in partenariato tra le 
                    Università di Palermo e di Enna con le Università di Paesi 
                    della sponda sud del Mediterraneo. La relazione del Prof 
                    Andò è introdotta da Galvani che  rileva come la dimensione 
                    regionale degli interventi possa diventare il vero volano 
                    dell’integrazione europea. Si tratta di un’idea che supera 
                    la concezione tutta illuministica dello Stato individuo che 
                    si contrappone in linea di principio agli altri Stati. Il 
                    Prof. Andò inizia il suo intervento ponendo alcune 
                    questioni. E’ possibile una alternativa mediterranea 
                    rispetto al modello euro atlantico, una alternativa in cui 
                    la Sicilia possa giocare un ruolo da protagonista? Riprende 
                    poi il tema della cooperazione, un tema che non può essere 
                    trattato riferendosi solo a ciò che gli Stati hanno fatto o 
                    possono continuare a fare nell’area del Mediterraneo, bensì 
                    con riferimento ad un reale protagonismo della società 
                    civile, a ciò che le espressioni della società civile, 
                    collegandosi tra di loro, possono fare. Quando si parla dei 
                    Paesi della sponda sud del Mediterraneo l’auspicio è che 
                    questi Paesi possano avere al più presto delle vitali 
                    borghesie, possano puntare sulle proprie risorse umane e 
                    formare una classe dirigente attrezzata culturalmente per 
                    determinare un modello di sviluppo auto propulsivo. L’India 
                    e la Cina, che oggi sono motori dell’economia mondiale, sono 
                    uscite dal sottosviluppo attraverso politiche di 
                    qualificazione del capitale umano che hanno formato le 
                    classi dirigenti, hanno determinato le condizioni dello 
                    sviluppo. Questo non è accaduto nei Paesi della sponda sud 
                    del Mediterraneo dove ha prevalso una visione eurocentrica 
                    dello sviluppo. Da qui il fallimento delle politiche della 
                    cooperazione che sono state prodotte negli anni passati. Per 
                    realizzare una cooperazione efficace bisogna avere le idee 
                    chiare su cosa offriamo e di che cosa hanno bisogno i Paesi 
                    con cui veniamo in contatto, sulla disponibilità nostra a 
                    dare e sulla loro disponibilità a ricevere. Che cosa 
                    possiamo fare affinchè il Meridione e la Sicilia possano 
                    essere protagonisti di uno sviluppo nel Mediterraneo? Il 
                    Meridione deve avere una sua strategia di crescita. Non 
                    possiamo guardare solo al Nord dove c’è un tipo di 
                    competizione che è troppo avanti. Dobbiamo avere come 
                    riferimento l’Area del Mediterraneo e fare ciò che le 
                    piccole imprese dell’ Area del Triveneto hanno saputo fare, 
                    negli anni ’80, rispetto alla Mitteleuropa e i Paesi dell’ex 
                    blocco comunista, dove hanno definito una loro area 
                    imprenditoriale realizzando contatti, investimenti e 
                    massicce esportazioni di prodotti in quell’area, al di fuori 
                    di qualsiasi quadro di intese o convenzioni di provenienza 
                    statale. Questo modello potrebbe essere replicato nel 
                    Mediterraneo dove il Meridione d’Italia potrebbe elaborare 
                    un modello di sviluppo condiviso. Gli strumenti di questa 
                    operazione sono stati bene spiegati dal Prof. Paradiso e 
                    rappresentano una grande opportunità di collegamento e di 
                    cooperazione tra paesi Europei e non europei. E’ ormai 
                    necessaria una torsione delle politiche europee verso i 
                    Paesi del Sud del Mediterraneo. L’Europa ha svolto negli 
                    anni passati una funzione di supporto nei confronti dei 
                    Paesi dell’Est europeo dove sono cadute le dittature, si 
                    sono determinate condizioni di sviluppo della democrazia e 
                    dell’economia. Oggi l’Europa ha interesse ad avere un ruolo 
                    determinante nello sviluppo dei Paesi della sponda sud del 
                    Mediterraneo per un progetto di crescita  bicontinentale che 
                    possa in qualche modo essere propulsivo della ripresa 
                    economica della stessa Europa. L’Africa è un continente 
                    giovane con prospettive di crescita, un continente non 
                    pregiudicato da fattori di degrado ambientale dove possiamo 
                    svolgere un ruolo decisivo. Le rivolte non sono state 
                    espressione dell’ortodossia islamica, bensì hanno 
                    significato una attenzione per modelli di democrazia che 
                    assomiglino a quella europea, senza per altro esserne una 
                    copia. Si tratta di verificare se è possibile in quei Paesi 
                    un modello di democrazia che sia coerente con le loro 
                    tradizioni e la loro cultura. A tutto questo l’Europa ha un 
                    grande interesse e la Sicilia in particolare potrà giocare 
                    un ruolo determinante se si rivelerà un interlocutore 
                    affidabile per quei Paesi. I Paesi della sponda sud del 
                    mediterraneo hanno una gran massa di popolazione giovane che 
                    ha bisogno di essere qualificata, hanno soprattutto bisogno 
                    di conoscenza e formazione. La Sicilia, con le sue 
                    Università, può fare un forte investimento in formazione e 
                    conoscenza, può offrire conoscenza e formazione di alto 
                    livello, può rappresentare un avamposto nel Mediterraneo per 
                    la diffusione di conoscenze tecnologicamente avanzate e la 
                    creazione di un capitale umano di qualità nei Paesi di 
                    origine.  La Sicilia può diventare l’hub della conoscenza 
                    nel Mediterraneo, può riprendere con il Nord Africa rapporti 
                    di cooperazione antichi che in passato hanno prodotto in 
                    quell’area sviluppo e benessere. L’On. Giuseppe 
                    Berretta, nel suo intervento, rileva l’attualità del tema, 
                    dato che mai come oggi il Mediterraneo è stato attraversato 
                    da cambiamenti così importanti, ma anche da una serie di 
                    minacce che muteranno gli equilibri che si erano raggiunti 
                    nel passato. Rispetto a questa realtà c’è una grande sfida 
                    per l’Europa che può realizzare importanti processi di 
                    integrazione e di sviluppo.  Il Prof. Paradiso ha spiegato 
                    quali possono essere gli strumenti giuridici che permettono 
                    il raggiungimento di questi fini. Ma serve anche una forte 
                    volontà politica di praticare questi strumenti. Certo va 
                    rivisto il rapporto dell’Europa con l’Africa, anche perché 
                    in Africa ci sono Paesi che resistono con economie che 
                    funzionano, sia pure tra difficoltà, ma anche Paesi che sono 
                    dilaniati da guerre interne ed esterne che durano da anni 
                    con conseguenze gravi per milioni di persone che poi sono 
                    costrette, per salvarsi, a fuggire da quelle situazioni di 
                    guerra, di fame e di povertà. Il Mediterraneo è il nostro 
                    nuovo orizzonte, insieme all’Europa. Non si tratta di una 
                    contrapposizione. L’Europa ha rappresentato per milioni di 
                    persone, un grande sogno di pace e di condivisione delle 
                    culture europee, un traguardo che è stato raggiunto dopo 
                    secoli di guerre che non hanno risparmiato nessuno dei Paesi 
                    europei. L’Europa è stata grande quando ha perseguito la 
                    strada dell’allargamento, dell’apertura, e non la strada 
                    della chiusura egoistica, nazionalistica. Oggi, ancora una 
                    volta, la vera sfida è quella del confronto con il 
                    continente africano, di tentare la strada del confronto e 
                    della cooperazione. Il Mediterraneo è un’opportunità reale 
                    per tutta l’Europa, da mettere al centro dell’agenda nel 
                    semestre in cui l’Italia sarà alla guida dell’Unione 
                    europea. Serve una nuova politica estera che sia adeguata a 
                    confrontarsi con i cambiamenti che si realizzano in quei 
                    Paesi, che sia adeguata ad affrontare il problema 
                    dell’immigrazione che è un problema europeo  e non  soltanto 
                    italiano. Il Mediterraneo non può essere un mare di morte, 
                    deve essere un mare in cui si realizzano gli scambi 
                    culturali, un mare di opportunità, di crescita per i Paesi 
                    che lo abitano. Serve una nuova politica per la sicurezza in 
                    mare, per l’accoglienza degli immigrati, per l’incremento 
                    dei rapporti economici e degli investimenti, per favorire 
                    l’accesso al credito che il quei Paesi è essenziale per 
                    l’avvio di nuove attività, per una formazione di qualità che 
                    possa fare crescere il livello culturale del capitale umano 
                    di quei Paesi molto rilevante dal punto di vista numerico ma 
                    scarsamente qualificato. Su questa base sarà possibile 
                    rilanciare il ruolo della Sicilia che deve divenire uno 
                    snodo per lo sviluppo delle piccole e medie imprese 
                    nell’area euromediterranea. Da questa idea nasce l’impegno 
                    del Governo affinchè l’Europa si occupi della sponda sud del 
                    Mediterraneo affinchè venga condivisa la responsabilità di 
                    contribuire allo sviluppo di questo continente così grande e 
                    così pieno di opportunità per loro ed anche per noi. Il Dott. Antonio 
                    Pogliese, nel suo intervento,  rileva come il tema proposto 
                    si proponga di cogliere molteplici aspetti. Da parte sua 
                    tenterà di dare una lettura del tema cogliendone gli aspetti 
                    più specificamente economici, utilizzando il recente 
                    Rapporto SVIMEZ e la Relazione presentata dalla Banca 
                    d’Italia sullo stato dell’economia siciliana. Il relatore 
                    propone una riflessione sui dati economici per vedere quanto 
                    la Sicilia sia realmente centrale nel Mediterraneo dal punto 
                    di vista politico ed economico e pone una questione: la 
                    crisi economica è davvero mondiale? I dati relativi ai 
                    flussi economici che si misurano con il PIL, indicativi del 
                    livello della produzione di un determinato paese, ci dicono 
                    che il PIL mondiale cresce nel 2012 del 3,2% rispetto al 
                    2011 e nel 2011, cioè nel pieno della crisi, il PIL mondiale 
                    cresce del 4% rispetto al 2010. Cosa significa questo dato? 
                    C’è stato un pezzo del mondo che è cresciuto, (la Cina del 
                    7,8%) e un altro pezzo del mondo, l’Europa e l’Occidente, 
                    che hanno concorso al PIL mondiale con la decrescita dei 
                    loro sistemi economici. Perché gli Stati Uniti sono riusciti 
                    ad uscire dalla crisi e l’Europa non è riuscita? Perché 
                    all’interno dell’Europa c’è la Germania che va molto bene 
                    sul piano delle esportazioni con un saldo nettamente 
                    positivo delle esportazioni sulle importazioni? Una tesi 
                    possibile è che le disponibilità economiche straordinarie 
                    messe in campo negli Stati Uniti sono servite realizzare 
                    riforme e cambiamenti sostanziali, mentre che in Europa le 
                    risorse disponibili sono state male utilizzate per la 
                    carenza di potere politico. Si deve concludere, allora, che 
                    finchè in Europa non ci sarà il Governo dell’Europa, finchè 
                    l’Europa sarà l’Europa dei Trattati e non del Governo 
                    dell’Europa, non otterremo risultati apprezzabili sul piano 
                    mondiale. L’interesse dell’Europa si è spostato verso i 
                    Paesi dell’Est dell’Europa, come si può facilmente desumere 
                    dall’analisi dei fondi europei e dal loro utilizzo. I porti 
                    dell’Europa che hanno una valenza internazionale sono 
                    essenzialmente i porti atlantici della Germania. Il 
                    Mediterraneo risulta assai poco centrale. L’Occidente che 
                    oggi sta recuperando sulla crisi è solo una parte 
                    dell’Occidente (Stati Uniti, Canada, Germania, alcuni Paesi 
                    del Nord dell’Europa), mentre il Sud dell’Europa sta 
                    soffrendo in modo significativo. Se poi analizziamo i dati 
                    economici della Sicilia come sono stati prospettati nella 
                    Relazione della Banca d’Italia, il quadro è di una 
                    drammaticità desolante; la Sicilia risulta ultima in tutte 
                    le statistiche di tutti i settori economici.. Al momento 
                    mancano in Sicilia le premesse per potere immaginare un 
                    cambiamento nella direzione dello sviluppo, certamente 
                    importante e necessaria per il futuro della nostra Isola Il Past Presidente del 
                    Consiglio dei Governatori Avv. Salvo Giacona e il 
                    Governatore Prof. Avv. Gianfranco Amenta hanno concluso 
                    rilevando come l'attenzione per il territorio di 
                    appartenenza costituisca per i Lions un dovere ineludibile, 
                    per cui ormai da tempo, con tutti i Governatori che si sono 
                    succeduti,  la Sicilia ha assunto un rilievo particolare ed 
                    una sua precisa focalizzazione, con lo proposizione di 
                    Service sempre più specifici e di carattere operativo.   |