| Le elezioni amministrative del Giugno 2013 consegnano alla 
                    città il seguente risultato: A sinistra un PD pesantemente 
                    indebolito nella propria credibilità e con un rappresentanza 
                    consiliare fortemente parcellizzata ed espressione delle 
                    proprie inventate articolazioni interne; un PD la cui 
                    sconfitta politica è dovuta alla totale assenza negli anni 
                    di un progetto politico per la città. Ciò ovviamente non 
                    riguarda soltanto la componente di maggioranza, oggi sotto 
                    particolari riflettori, ma coinvolge anche le tante 
                    minoranze che in tutti questi anni hanno elevato, solo 
                    rarissimamente, flebili lamenti mentre di fatto hanno tenuto 
                    comportamenti fondati su una sorta di “patto” non scritto 
                    (qualcuno ha parlato in tante occasioni di pactum sceleris) 
                    in base al quale le cd varie e diversificate minoranze  
                    hanno convenuto, quasi sempre, con la maggioranza ufficiale 
                    purchè fossero garantiti loro, a tutti i livelli, gli spazi 
                    corrispondenti alle “quote azionarie” in precedenza 
                    concordate in occasione delle scadenze congressuali. Il 
                    referendum anti PD, come è stata definita la bocciatura del 
                    candidato sindaco del PD (persona degnissima peraltro), ha 
                    riguardato non solo la maggioranza ma l’intero partito in 
                    tutte le sue componenti nessuna esclusa. Al centro un PDL che sembra assolutamente incapace di 
                    uscire dalla più che decennale afasia politica fino ad 
                    apparire totalmente disinteressato a definire ed intestarsi 
                    un qualunque progetto, a tentare di esercitare un qualche 
                    ruolo o avviare una lettura seria delle motivazioni che 
                    hanno portato ad un risultato assolutamente modesto nelle 
                    elezioni amministrative; Sempre al centro l’area dell’UDC mostra i segni di un 
                    interesse prevalentemente rivolto ad intercettare  quanti 
                    più spezzoni possibili delle truppe in rotta dei due partiti 
                    di cui sopra e che si vedono marciare in ordine sparso nelle 
                    contrade della città e della provincia; Una rappresentanza dei DRs a volte tentata,anch’essa, a 
                    seguire un percorso simile a quello dell’UDC ed altre volte 
                    ancora a perseguire la strada per intese su singole 
                    questioni e/o problemi amministrativi(cosa di per sé non 
                    negativa in assoluto) ma tuttavia con il rischio di perdere 
                    di vista la possibilità di costruire un proprio profilo 
                    progettuale che ne definisca la identità per un confronto 
                    con le altre forze politiche a cominciare dalla 
                    amministrazione attiva; Una piccola pattuglia di consiglieri comunali, senza 
                    storie e percorsi comuni anzi tutt’altro, che fanno 
                    riferimento al governatore della Sicilia per cui è facile 
                    immaginare che saranno impegnati da un lato ad enfatizzare 
                    la cinica inconcludente ritualità dei suoi roboanti annunci 
                    e dall’altro a giustificare le speciose “ragioni oggettive” 
                    delle quasi contestuali marce indietro dello stesso 
                    governatore. Rispetto a ciò sarà interessante misurare il 
                    tempo della loro resistenza! Ed infine la pattuglia dei consiglieri di “Cambiamo 
                    Messina dal basso” che fanno riferimento al Sindaco Renato 
                    Accorinti che, di fatto, costituiscono la testa di ponte per 
                    l’avvio ed il confronto in Consiglio comunale degli atti 
                    deliberativi della Giunta sui tanti e gravi problemi che si 
                    affollano sul tavolo dell’Esecutivo. Il cammino è iniziato con la delibera sui rifiuti solidi 
                    urbani predisposta, con contenuti accettabili e 
                    responsabili, dalla Giunta comunale ed inviata al Consiglio 
                    comunale dove si sono già avvertite le prime irrequietezze 
                    dei consiglieri comunali....nonostante taluni avessero 
                    partecipare in qualità di capigruppo dei rispettivi partiti 
                    alle riunioni in Prefettura; ora per la adozione delle 
                    delibera non ci resta  che attendere le valutazioni dei 
                    consiglieri  molti dei quali, ahi noi, si sono già occupati, 
                    in passato, del problema rifiuti. E poi arriveranno l’ATM, 
                    l’Amam, i servizi sociali, il risanamento, le politiche per 
                    lo sviluppo, l’assetto burocratico ed altro ancora. Tutte questioni che richiedono puntuali proposte di 
                    merito chiudendo così, come taluni vanno dicendo riferendosi 
                    alla amministrazione attiva, la fase della novità, della 
                    magia e/o delle profezie. Ed ecco la prima questione. Il Consiglio comunale 
                    precedente ha approvato alla unanimità (con un solo voto 
                    contrario) le “direttive generali” per un nuovo PRG della 
                    città. Questo documento sarà già pervenuto alla attenzione 
                    dell’assessore delegato per la materia, e le valutazioni che 
                    egli, unitamente alla Giunta, riterrà di formulare per un 
                    nuovo eventuale passaggio in Consiglio comunale apriranno di 
                    fatto la fase di un più generale confronto con la città. Le 
                    competenze, le qualità e le capacità tecniche e 
                    professionali dell’Ing. Sergio De Cola, espressione, anche 
                    per tradizioni familiari, di una grande scuola di urbanisti 
                    della nostra città costituiscono una condizione che apre il 
                    cuore alla speranza e pertanto ci permettiamo di avanzare 
                    qualche considerazione. Si tratterà tra l’altro di porre le premesse per 
                    “cambiare Messina dal basso” predisponendo progetti e piani 
                    urbanistici che possano porre rimedio alle violenze gravi 
                    che il nostro territorio ha subito negli anni e quindi 
                    avviare un processo virtuoso per la vivibilità della nostra 
                    città. In tale direzione si muovono sia la direttiva europea 
                    n.42/2001 sia il D.L 16/01/2008 che prevedono come 
                    assolutamente necessaria la redazione della VAS (Valutazione 
                    ambientale strategica). A tal proposito sovviene alla nostra memoria quanto 
                    sosteneva tanti anni addietro sulle colonne della “Gazzetta 
                    del Sud” l’arch. Nino Marino (professionista prestigioso ed 
                    urbanista apprezzato) il quale affermava che non era più la 
                    “memoria collettiva” ma “quella individuale” a ricordarci 
                    alcuni spazi della città che concorrevano non solo alla 
                    identità della città stessa ma addirittura costituivano 
                    occasioni di socializzazione e come tali venivano 
                    riconosciuti e vissuti piacevolmente come “luoghi di tutti i 
                    messinesi”.Tra questi lo chalet di Viale Principe Umberto 
                    (oggi Viale della Libertà) con le sue acacie ed i suoi 
                    ippocastani oppure l’ombra dei ficus di Piazza Cairoli ed 
                    ancora i portici di Piazza Antonello presso il Circolo della 
                    stampa. Ora la rapida trasformazione dei rapporti sociali, a 
                    cominciare dalle stesse famiglie, ha fortemente modificato 
                    il modo di rapportarsi con la città e per ciò stesso la 
                    “memoria collettiva” ha perso il rapporto con quei luoghi e 
                    quindi, oggi, piazze e strade vengono utilizzate, solo in 
                    talune occasioni, da nuovi soggetti sociali per nuove 
                    funzioni. In particolare ci veniva ricordato come: a) Piazza 
                    Cairoli quale spazio di raccordo tra l’antico nucleo storico 
                    a Nord e l’espansione post terremoto a Sud costituisca, 
                    oggi, un nodo del trasporto cittadino ed uno spazio 
                    commerciale di profilo alquanto discutibile; b) l’area un 
                    tempo occupata dal giardino a mare sia stata soppiantata dai 
                    padiglioni della Fiera campionaria ed utilizzata soltanto in 
                    alcuni periodi dell’anno (in questi ultimi tempi in verità 
                    registriamo segni positivi che vanno coltivati ed 
                    incoraggiati); c) L’area di Viale della Libertà tra il 
                    torrente Giostra e l’Annunziata, luoghi degli antichi bagni 
                    pubblici e prosecuzione logica della passeggiata a mare 
                    verso Nord, è stata espropriata nella sua parte più 
                    consistente dagli attracchi delle società private di 
                    navigazione; d) La vasta area di villa Dante che nel suo 
                    disegno originale aveva un suo organico raccordo con il 
                    Viale S. Martino e con lo scenografico anfiteatro 
                    all’ingresso del Gran Camposanto è stata trasformata in uno 
                    spazio senza carattere in cui diversi oggetti sono stati 
                    posizionati senza un disegno riconoscibile in cui le 
                    attrezzature sportive stentano a decollare e con il 
                    risultato di essere riusciti ad interrompere l’unico 
                    boulevard cittadino; e) Piazza Duomo, Piazza Antonello, 
                    Piazza Università, Piazza del Popolo, Piazza Stazione, 
                    luoghi centrali, punti focali nel disegno della Messina del 
                    Borzì sono stati declassati a grandi parcheggi ed a nodi di 
                    incrocio; f) Piazza Municipio, grande spazio architettonico 
                    unitario tra Palazzo Zanca ed il Porto è stato trasformata 
                    in uno sbiadito giardinetto di nessuna qualità. Volgendo poi lo sguardo all’esterno del perimetro del 
                    Borzì nelle vaste aree edificate in questi ultimi tre 
                    quattro decenni ci troviamo di fronte ad una situazione 
                    ancora più drammatica; non una piazza non un giardino non un 
                    viale alberato sono stati attrezzati sia a nord che a sud. I nuovi insediamenti ed i nuovi quartieri non sono 
                    riconoscibili o identificabili con alcuno spazio pubblico 
                    e/o condominiale  significativo come i vecchi cortili; non 
                    vi è luogo che costituisca, per la sua forma, per la sua 
                    funzione o per il suo ruolo la sede fondativa delle nuove 
                    comunità che in queste aree si sono stabilite. I fenomeni qui richiamati hanno toccato, con maggiore o 
                    minore intensità molte altre città, le quali hanno avviato 
                    programmi per la creazione di nuovi spazi pubblici o per la 
                    riqualificazione di quelli esistenti; accanto agli esempi di 
                    Parigi o di Barcellona tante altre piccole e medie città 
                    d’Europa  puntano alla creazione di città con “visioni forti 
                    e riconoscibili” quali punti salienti dei programmi di 
                    espansione. Queste ed altre considerazioni ci venivano 
                    ricordate dall’Arch. Nino Marino assieme a tanti altri 
                    urbanisti messinesi attraverso le colonne della Gazzetta del 
                    Sud. Ora è solo la nostra “memoria individuale”che ci 
                    riporta a tutto ciò per ricordare intanto il fervido 
                    dibattito che ha animato in tutte le sue componenti la 
                    città, in occasione di scelte urbanistiche importanti, senza 
                    tuttavia trascurare i rilievi critici riferibili a talune 
                    scelte del passato. Ritenendoci tuttavia sorretti da una non 
                    appannata passione civica (che ci augureremmo potesse 
                    contagiare le tante evocate nuove generazioni) ci siamo 
                    chiesti cosa sia possibile fare, oggi, per Messina tenendo 
                    conto delle esperienze non sempre positive del passato e 
                    quindi a quali forze politiche, sociali ed economiche fare 
                    riferimento in vista di importanti decisioni da assumere. 
                    Cosa può o deve fare in particolare di nuovo e di positivo 
                    l’Esecutivo in carica facendo anche tesoro degli errori del 
                    passato? Talune questioni, e non da ora, sono state ampiamente 
                    definite e delineate partendo dall’assunto che qualsiasi 
                    progetto di spazio pubblico debba partire dalla risoluzione 
                    del problema del traffico urbano e di attraversamento. 
                    Rispetto a questo non c’è da aggiungere altro né da rifare 
                    l’ennesimo elenco delle cose all’o.d.g. delle istituzioni e 
                    che continuano ad essere quelle contenute nel disegno 
                    urbanistico della città redatto da professionisti del 
                    livello e del valore di Urbani, Vittorini, Quistelli, 
                    Podestà, Napoleone e Saro Cutrufelli e successivamente 
                    modificate o forse alterate dalle “aggiornate letture” 
                    (sic!) di nuovi piani urbanistici dopo il 1994. Cosa fare per Messina si diceva? L’avvio di un dibattito serrato sulle “nuove direttive 
                    per il PRG di Messina” rappresenta una occasione 
                     estremamente importante al fine di riaprire un confronto 
                    serio e si spera concludente sul nuovo disegno urbano della 
                    città, sulle sue potenzialità di sviluppo iniziando intanto 
                    da talune recenti proposte di trasformazione all’interno del 
                    centro storico delineato dal Piano Borzì con la 
                    ricostruzione per affrontare e/o regolamentare dopo, per 
                    es., la voglia di grattacieli che si va diffondendo negli 
                    ordini professionali che sembra sostenuta dal tacito 
                    consenso di qualche funzionario dell’ufficio tecnico 
                    comunale. A questo punto può essere utile, forse, riferire come in 
                    alcune realtà italiane si vada affermando la tendenza a 
                    superare lo stesso concetto di PRG . La regione Lombardia 
                    con la L.R. dell’11/03/2005 ha introdotto un nuovo strumento 
                    urbanistico per l’assetto delle aree urbane e cioè il cd PGT 
                    “piano di governo del territorio”. Sul piano della 
                    progettazione partecipata va sottolineato come nella 
                    elaborazione del PRG la popolazione è chiamata ad esprimere 
                    le proprie osservazioni unicamente dopo la prima adozione 
                    quando “i giochi” sono chiusi mentre con il PGT la 
                    cittadinanza manifesta i propri assunti nel momento di avvio 
                    dei processi di elaborazione. In ogni caso nella redazione 
                    del PRG possono essere assunti i principi che sostengono il 
                    PGT e cioè: partecipazione progettuale, compensazione delle 
                    aree, perequazioni a vantaggio della collettività, 
                    incentivazione dei volumi per le opere di interesse civico. Per “Cambiare Messina dal basso” le linee guida ( o 
                    direttive) per una nuova variante o revisione generale del 
                    PRG dovrebbero prevedere una analisi delle forze sociali e 
                    degli interessi relativi al fine di coinvolgere la città, 
                    quanto più consapevolmente possibile, per definire le 
                    direttrici del suo sviluppo economico e territoriale fino ad 
                    oggi compromesso, se non obliterato, da scelte politiche 
                    errate ma anche da tanti “aggiornamenti tecnici” disastrosi. Senza alcuna particolare pretesa riproponiamo qui alcuni 
                    interrogativi: 1.      Come si pensa di intervenire rispetto ad una 
                    economia caratterizzata finora da uno sproporzionato 
                    terziario improduttivo che se si guarda a Sud offre la 
                    immagine di un consumo improvvido del territorio con le 
                    criticità enormi che oggi sono sotto i nostri occhi? 2.      Come si interviene nel centro urbano per un più 
                    razionale sfruttamento delle aree urbanizzate con 
                    riferimento alla residenza ed ai servizi? 3.      Come si salda la frattura relativa alla mancata 
                    fusione non solo territoriale ma soprattutto sociale tra 
                    l’area del centro e le tante aree periferiche? 4.      Come si incide, sostenuti da un consenso il più 
                    ampio possibile tra le forze politiche, rispetto alla 
                    politica criminale di FS con riferimento alla quale la città 
                    deve cominciare a contestare le ricorrenti, insopportabili 
                    bugie del suo presidente ancora più gravi attese le 
                    responsabilità dello stesso come presidente dell’Autorità 
                    portuale di Messina? 5.      Con quali proposte e progetti si interviene nel 
                    settore della edilizia residenziale pubblica? 6.      Con quali proposte e progetti si interviene per 
                    evitare che i finanziamenti per la edilizia economica e 
                    popolare riproducano le immagini vergognose di S. Lucia 
                    sopra Contesse che offendono la città non meno di quanto la 
                    offendono gli scempi sulle colline? Lo stesso sistema 
                    cooperativo per quanto riguarda l’uso corretto del 
                    territorio e la realizzazione ed allocazione di insediamenti 
                    abitativi nella stragrande maggioranza dei casi non ha 
                    meriti da rivendicare o vantare. 7.      Come si interviene con decisione e 
                    definitivamente per il ”risanamento” assegnando le 
                    abitazioni agli aventi diritto e non alla moltitudine di 
                    tanti cosiddetti baraccati spesso rivelatisi abusivi 
                    recidivi e speculatori impuniti perché protetti o 
                    indebitamente tutelati? La recente iniziativa dell’Assessore 
                    Nino Mantineo fa sperare in una inversione di tendenza che 
                    va assecondata ed incoraggiata. 8.      Quali piani per la sicurezza del nostro 
                    fragilissimo territorio saranno adottati impedendo il 
                    rilascio di concessioni edilizie spericolate? Tralasciamo, infine, tutti gli interrogativi relativi al 
                    problema dei trasporti e dell’attraversamento dello Stretto 
                    che tuttavia rappresentano il quadro di riferimento generale 
                    dentro il quale va ridefinito il disegno urbano della città 
                    ed il suo rapporto con l’area calabrese. Immaginiamo che gli obiettivi di una “revisione generale” 
                    (quale che sia il termine con cui la si vorrà chiamare) 
                    possano individuarsi, molto sinteticamente nei seguenti 
                    punti: 1.      Assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni 
                    residenziali pubblici, peraltro considerando la diminuzione 
                    della     popolazione residente, nonché di servizi connessi 
                    già previsti o prevedibili; 2.      Approfondire il ruolo della città in un razionale 
                    programma di sviluppo economico e territoriale legato alla 
                    sua caratteristica di polo di attrazione per un vasto 
                    hinterland territoriale che dovrebbe essere inserito, con 
                    più forza, in sede di programmazione economi - finanziaria a 
                    livello regionale e nazionale (sotto questo profilo il Piano 
                    strategico, il Piau ed altri strumenti di programmazione 
                    discussi ed affrontati in città offrono interessanti 
                    suggerimenti e riflessioni); 3.      Utilizzare al meglio le pregiate aree militari 
                    impedendo la possibile speculazione su di esse da parte dei 
                    “coraggiosi palazzinari” locali per ricollegarle invece alla 
                    domanda di servizi ed alle funzioni direzionali da allocare 
                    nel centro ex Borzì; 4.      Definire per la zona storica del centro urbano 
                    interventi conservativi e di recupero che guardino alla 
                    valorizzazione di emergenze architettoniche ed ambientali al 
                    fine di restituire alla città una nuova qualità urbana 
                    (penso alla ex palazzata ed a tante altre aree) evitando che 
                    la città rimanga ingabbiata tra disordini architettonici ed 
                    urbanistici, degrado immobiliare e diseducazione civica 
                    purtroppo generalizzata; 5.      Privilegiare per i nuovi insediamenti aree che 
                    dovranno essere urbanizzate preventivamente senza deroghe o 
                    interessate disattenzioni come sostenuto da tempo ed 
                    autorevolmente dai dirigenti del genio civile; 6.      Operare scelte definitive per le aree della zona 
                    falcata, per quelle liberate dalle FS (contrastando i 
                    tentennamenti del governo regionale) al fine di recuperare e 
                    tutelare l’immagine paesaggistica del patrimonio immobiliare 
                    pubblico e privato fortemente carente di manutenzioni. Non siamo tecnici e, fortunatamente per tutti, non 
                    dobbiamo redigere alcunché e tuttavia non ci è estranea la 
                    problematica circa gli effetti, da valutare attentamente, 
                    relativi alla fase di transizione tra i vigenti strumenti 
                    urbanistici e la adozione del nuovo PRG o PGT. L’interrogativo che allo stato ci muove afferisce alla 
                    individuazione, con riferimento alle attuali formazioni 
                    politiche ed a chi li rappresenta dentro e fuori dal 
                    Consiglio comunale, di quale tra queste possa intestarsi 
                    l’avvio di una riflessione pubblica su temi di tale rilievo 
                    per la nostra città. La rilettura aggiornata delle “direttive per il PRG o PGT” 
                    da parte dell’Ing. Sergio De Cola, le cui acclarate 
                    competenze ci tranquillizzano non poco, e la successiva 
                    adozione della proposta da parte dell’Esecutivo, dovrebbero 
                    servire ad aprire un confronto serrato con le forze sociali, 
                    con gli interessi diffusi della città per determinare le 
                    condizioni di una svolta rispetto alle storture gravi 
                    nell’uso del territorio che sono sotto gli occhi di noi 
                    tutti. Vi sarà poi il passaggio inevitabile in Consiglio 
                    Comunale dove certamente non  sono di buon auspicio nè le 
                    frammentazioni del PD che non hanno mai consentito, sulla 
                    materia, la percezione di una proposta compiuta né la 
                    pallida visibilità del PDL che in tutti questi anni si è 
                    affidato ad iniziative estemporanee ed occasionali di 
                    qualche più attivo notabile né ,infine, l’UDC attestato 
                    quasi sempre su un sostanziale pendolarismo anche nelle 
                    decisioni importanti mentre su tutti gli altri è prematuro 
                    esprimere valutazioni puntuali. Per l’insieme di tali ragioni ed in vista di una scadenza 
                    politica di grande rilievo come la programmazione di 
                    interventi adeguati sul nostro territorio che prevedano 
                    linee di sviluppo credibili e concrete è impensabile 
                    continuare a ritenere che le scelte amministrative si 
                    debbano consumare, sempre e comunque ed a prescindere, 
                    all’interno di riferimenti politici che hanno già prodotto i 
                    risultati che sono sotto gli occhi di tutti noi; ci 
                    piacerebbe pensare che sia possibile determinare alleanze 
                    tali da rendere possibili scelte e convergenze reali, per 
                    difendere  interessi legittimi e difendibili della nostra 
                    comunità. Si incominci quindi a parlare soprattutto con la 
                    città che alle recenti elezioni amministrative ha dato 
                    segnali inequivocabili in direzione di un rinnovamento 
                    rispetto al quale anche le forze rappresentate in consiglio 
                    comunale devono cercare di tenere il passo o assumersi la 
                    responsabilità di battaglie di piccolo cabotaggio. Tutto ciò richiama la esigenza di scelte coraggiose che 
                    guardino al coinvolgimento di forze sociali ed economiche 
                     coerenti con quelle scelte così come richiama il 
                    coinvolgimento della silenziosa borghesia cittadina (la 
                    società civile come taluni amano definirla) attorno ad un 
                    disegno della città la quale non può più essere chiamata a 
                    dare risposte soltanto a coloro che hanno “ereditato o 
                    acquistato le colline” e pensano di potere continuare ad 
                    esercitare un peso condizionante anche facendo un torto alla 
                    città . La domanda che ci si pone è la seguente: visti i tempi 
                    grami determinati dal quadro politico attuale è possibile 
                    ritenere che vi siano in città forze sociali, politiche ed 
                    economiche capaci di intestarsi un tale rilevante e 
                    complesso progetto il quale, per sua stessa natura, non  può 
                    guardare,ovviamente, al breve periodo?. Per quanto può riguardare i “circoli socialisti” abbiamo 
                    le idee chiare di dove stare. |