Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 
 
   
   


 

Linee direttive per un nuovo
PRG o PGT a Messina

 

Francesco Barbalace
 

Le elezioni amministrative del Giugno 2013 consegnano alla città il seguente risultato:

A sinistra un PD pesantemente indebolito nella propria credibilità e con un rappresentanza consiliare fortemente parcellizzata ed espressione delle proprie inventate articolazioni interne; un PD la cui sconfitta politica è dovuta alla totale assenza negli anni di un progetto politico per la città. Ciò ovviamente non riguarda soltanto la componente di maggioranza, oggi sotto particolari riflettori, ma coinvolge anche le tante minoranze che in tutti questi anni hanno elevato, solo rarissimamente, flebili lamenti mentre di fatto hanno tenuto comportamenti fondati su una sorta di “patto” non scritto (qualcuno ha parlato in tante occasioni di pactum sceleris) in base al quale le cd varie e diversificate minoranze  hanno convenuto, quasi sempre, con la maggioranza ufficiale purchè fossero garantiti loro, a tutti i livelli, gli spazi corrispondenti alle “quote azionarie” in precedenza concordate in occasione delle scadenze congressuali. Il referendum anti PD, come è stata definita la bocciatura del candidato sindaco del PD (persona degnissima peraltro), ha riguardato non solo la maggioranza ma l’intero partito in tutte le sue componenti nessuna esclusa.

Al centro un PDL che sembra assolutamente incapace di uscire dalla più che decennale afasia politica fino ad apparire totalmente disinteressato a definire ed intestarsi un qualunque progetto, a tentare di esercitare un qualche ruolo o avviare una lettura seria delle motivazioni che hanno portato ad un risultato assolutamente modesto nelle elezioni amministrative;

Sempre al centro l’area dell’UDC mostra i segni di un interesse prevalentemente rivolto ad intercettare  quanti più spezzoni possibili delle truppe in rotta dei due partiti di cui sopra e che si vedono marciare in ordine sparso nelle contrade della città e della provincia;

Una rappresentanza dei DRs a volte tentata,anch’essa, a seguire un percorso simile a quello dell’UDC ed altre volte ancora a perseguire la strada per intese su singole questioni e/o problemi amministrativi(cosa di per sé non negativa in assoluto) ma tuttavia con il rischio di perdere di vista la possibilità di costruire un proprio profilo progettuale che ne definisca la identità per un confronto con le altre forze politiche a cominciare dalla amministrazione attiva;

Una piccola pattuglia di consiglieri comunali, senza storie e percorsi comuni anzi tutt’altro, che fanno riferimento al governatore della Sicilia per cui è facile immaginare che saranno impegnati da un lato ad enfatizzare la cinica inconcludente ritualità dei suoi roboanti annunci e dall’altro a giustificare le speciose “ragioni oggettive” delle quasi contestuali marce indietro dello stesso governatore. Rispetto a ciò sarà interessante misurare il tempo della loro resistenza!

Ed infine la pattuglia dei consiglieri di “Cambiamo Messina dal basso” che fanno riferimento al Sindaco Renato Accorinti che, di fatto, costituiscono la testa di ponte per l’avvio ed il confronto in Consiglio comunale degli atti deliberativi della Giunta sui tanti e gravi problemi che si affollano sul tavolo dell’Esecutivo.

Il cammino è iniziato con la delibera sui rifiuti solidi urbani predisposta, con contenuti accettabili e responsabili, dalla Giunta comunale ed inviata al Consiglio comunale dove si sono già avvertite le prime irrequietezze dei consiglieri comunali....nonostante taluni avessero partecipare in qualità di capigruppo dei rispettivi partiti alle riunioni in Prefettura; ora per la adozione delle delibera non ci resta  che attendere le valutazioni dei consiglieri  molti dei quali, ahi noi, si sono già occupati, in passato, del problema rifiuti. E poi arriveranno l’ATM, l’Amam, i servizi sociali, il risanamento, le politiche per lo sviluppo, l’assetto burocratico ed altro ancora.

Tutte questioni che richiedono puntuali proposte di merito chiudendo così, come taluni vanno dicendo riferendosi alla amministrazione attiva, la fase della novità, della magia e/o delle profezie.

Ed ecco la prima questione. Il Consiglio comunale precedente ha approvato alla unanimità (con un solo voto contrario) le “direttive generali” per un nuovo PRG della città. Questo documento sarà già pervenuto alla attenzione dell’assessore delegato per la materia, e le valutazioni che egli, unitamente alla Giunta, riterrà di formulare per un nuovo eventuale passaggio in Consiglio comunale apriranno di fatto la fase di un più generale confronto con la città. Le competenze, le qualità e le capacità tecniche e professionali dell’Ing. Sergio De Cola, espressione, anche per tradizioni familiari, di una grande scuola di urbanisti della nostra città costituiscono una condizione che apre il cuore alla speranza e pertanto ci permettiamo di avanzare qualche considerazione.

Si tratterà tra l’altro di porre le premesse per “cambiare Messina dal basso” predisponendo progetti e piani urbanistici che possano porre rimedio alle violenze gravi che il nostro territorio ha subito negli anni e quindi avviare un processo virtuoso per la vivibilità della nostra città. In tale direzione si muovono sia la direttiva europea n.42/2001 sia il D.L 16/01/2008 che prevedono come assolutamente necessaria la redazione della VAS (Valutazione ambientale strategica).

A tal proposito sovviene alla nostra memoria quanto sosteneva tanti anni addietro sulle colonne della “Gazzetta del Sud” l’arch. Nino Marino (professionista prestigioso ed urbanista apprezzato) il quale affermava che non era più la “memoria collettiva” ma “quella individuale” a ricordarci alcuni spazi della città che concorrevano non solo alla identità della città stessa ma addirittura costituivano occasioni di socializzazione e come tali venivano riconosciuti e vissuti piacevolmente come “luoghi di tutti i messinesi”.Tra questi lo chalet di Viale Principe Umberto (oggi Viale della Libertà) con le sue acacie ed i suoi ippocastani oppure l’ombra dei ficus di Piazza Cairoli ed ancora i portici di Piazza Antonello presso il Circolo della stampa.

Ora la rapida trasformazione dei rapporti sociali, a cominciare dalle stesse famiglie, ha fortemente modificato il modo di rapportarsi con la città e per ciò stesso la “memoria collettiva” ha perso il rapporto con quei luoghi e quindi, oggi, piazze e strade vengono utilizzate, solo in talune occasioni, da nuovi soggetti sociali per nuove funzioni. In particolare ci veniva ricordato come: a) Piazza Cairoli quale spazio di raccordo tra l’antico nucleo storico a Nord e l’espansione post terremoto a Sud costituisca, oggi, un nodo del trasporto cittadino ed uno spazio commerciale di profilo alquanto discutibile; b) l’area un tempo occupata dal giardino a mare sia stata soppiantata dai padiglioni della Fiera campionaria ed utilizzata soltanto in alcuni periodi dell’anno (in questi ultimi tempi in verità registriamo segni positivi che vanno coltivati ed incoraggiati); c) L’area di Viale della Libertà tra il torrente Giostra e l’Annunziata, luoghi degli antichi bagni pubblici e prosecuzione logica della passeggiata a mare verso Nord, è stata espropriata nella sua parte più consistente dagli attracchi delle società private di navigazione; d) La vasta area di villa Dante che nel suo disegno originale aveva un suo organico raccordo con il Viale S. Martino e con lo scenografico anfiteatro all’ingresso del Gran Camposanto è stata trasformata in uno spazio senza carattere in cui diversi oggetti sono stati posizionati senza un disegno riconoscibile in cui le attrezzature sportive stentano a decollare e con il risultato di essere riusciti ad interrompere l’unico boulevard cittadino; e) Piazza Duomo, Piazza Antonello, Piazza Università, Piazza del Popolo, Piazza Stazione, luoghi centrali, punti focali nel disegno della Messina del Borzì sono stati declassati a grandi parcheggi ed a nodi di incrocio; f) Piazza Municipio, grande spazio architettonico unitario tra Palazzo Zanca ed il Porto è stato trasformata in uno sbiadito giardinetto di nessuna qualità.

Volgendo poi lo sguardo all’esterno del perimetro del Borzì nelle vaste aree edificate in questi ultimi tre quattro decenni ci troviamo di fronte ad una situazione ancora più drammatica; non una piazza non un giardino non un viale alberato sono stati attrezzati sia a nord che a sud.

I nuovi insediamenti ed i nuovi quartieri non sono riconoscibili o identificabili con alcuno spazio pubblico e/o condominiale  significativo come i vecchi cortili; non vi è luogo che costituisca, per la sua forma, per la sua funzione o per il suo ruolo la sede fondativa delle nuove comunità che in queste aree si sono stabilite.

I fenomeni qui richiamati hanno toccato, con maggiore o minore intensità molte altre città, le quali hanno avviato programmi per la creazione di nuovi spazi pubblici o per la riqualificazione di quelli esistenti; accanto agli esempi di Parigi o di Barcellona tante altre piccole e medie città d’Europa  puntano alla creazione di città con “visioni forti e riconoscibili” quali punti salienti dei programmi di espansione. Queste ed altre considerazioni ci venivano ricordate dall’Arch. Nino Marino assieme a tanti altri urbanisti messinesi attraverso le colonne della Gazzetta del Sud. Ora è solo la nostra “memoria individuale”che ci riporta a tutto ciò per ricordare intanto il fervido dibattito che ha animato in tutte le sue componenti la città, in occasione di scelte urbanistiche importanti, senza tuttavia trascurare i rilievi critici riferibili a talune scelte del passato. Ritenendoci tuttavia sorretti da una non appannata passione civica (che ci augureremmo potesse contagiare le tante evocate nuove generazioni) ci siamo chiesti cosa sia possibile fare, oggi, per Messina tenendo conto delle esperienze non sempre positive del passato e quindi a quali forze politiche, sociali ed economiche fare riferimento in vista di importanti decisioni da assumere. Cosa può o deve fare in particolare di nuovo e di positivo l’Esecutivo in carica facendo anche tesoro degli errori del passato?

Talune questioni, e non da ora, sono state ampiamente definite e delineate partendo dall’assunto che qualsiasi progetto di spazio pubblico debba partire dalla risoluzione del problema del traffico urbano e di attraversamento. Rispetto a questo non c’è da aggiungere altro né da rifare l’ennesimo elenco delle cose all’o.d.g. delle istituzioni e che continuano ad essere quelle contenute nel disegno urbanistico della città redatto da professionisti del livello e del valore di Urbani, Vittorini, Quistelli, Podestà, Napoleone e Saro Cutrufelli e successivamente modificate o forse alterate dalle “aggiornate letture” (sic!) di nuovi piani urbanistici dopo il 1994.

Cosa fare per Messina si diceva?

L’avvio di un dibattito serrato sulle “nuove direttive per il PRG di Messina” rappresenta una occasione  estremamente importante al fine di riaprire un confronto serio e si spera concludente sul nuovo disegno urbano della città, sulle sue potenzialità di sviluppo iniziando intanto da talune recenti proposte di trasformazione all’interno del centro storico delineato dal Piano Borzì con la ricostruzione per affrontare e/o regolamentare dopo, per es., la voglia di grattacieli che si va diffondendo negli ordini professionali che sembra sostenuta dal tacito consenso di qualche funzionario dell’ufficio tecnico comunale.

A questo punto può essere utile, forse, riferire come in alcune realtà italiane si vada affermando la tendenza a superare lo stesso concetto di PRG . La regione Lombardia con la L.R. dell’11/03/2005 ha introdotto un nuovo strumento urbanistico per l’assetto delle aree urbane e cioè il cd PGT “piano di governo del territorio”. Sul piano della progettazione partecipata va sottolineato come nella elaborazione del PRG la popolazione è chiamata ad esprimere le proprie osservazioni unicamente dopo la prima adozione quando “i giochi” sono chiusi mentre con il PGT la cittadinanza manifesta i propri assunti nel momento di avvio dei processi di elaborazione. In ogni caso nella redazione del PRG possono essere assunti i principi che sostengono il PGT e cioè: partecipazione progettuale, compensazione delle aree, perequazioni a vantaggio della collettività, incentivazione dei volumi per le opere di interesse civico.

Per “Cambiare Messina dal basso” le linee guida ( o direttive) per una nuova variante o revisione generale del PRG dovrebbero prevedere una analisi delle forze sociali e degli interessi relativi al fine di coinvolgere la città, quanto più consapevolmente possibile, per definire le direttrici del suo sviluppo economico e territoriale fino ad oggi compromesso, se non obliterato, da scelte politiche errate ma anche da tanti “aggiornamenti tecnici” disastrosi.

Senza alcuna particolare pretesa riproponiamo qui alcuni interrogativi:

1.      Come si pensa di intervenire rispetto ad una economia caratterizzata finora da uno sproporzionato terziario improduttivo che se si guarda a Sud offre la immagine di un consumo improvvido del territorio con le criticità enormi che oggi sono sotto i nostri occhi?

2.      Come si interviene nel centro urbano per un più razionale sfruttamento delle aree urbanizzate con riferimento alla residenza ed ai servizi?

3.      Come si salda la frattura relativa alla mancata fusione non solo territoriale ma soprattutto sociale tra l’area del centro e le tante aree periferiche?

4.      Come si incide, sostenuti da un consenso il più ampio possibile tra le forze politiche, rispetto alla politica criminale di FS con riferimento alla quale la città deve cominciare a contestare le ricorrenti, insopportabili bugie del suo presidente ancora più gravi attese le responsabilità dello stesso come presidente dell’Autorità portuale di Messina?

5.      Con quali proposte e progetti si interviene nel settore della edilizia residenziale pubblica?

6.      Con quali proposte e progetti si interviene per evitare che i finanziamenti per la edilizia economica e popolare riproducano le immagini vergognose di S. Lucia sopra Contesse che offendono la città non meno di quanto la offendono gli scempi sulle colline? Lo stesso sistema cooperativo per quanto riguarda l’uso corretto del territorio e la realizzazione ed allocazione di insediamenti abitativi nella stragrande maggioranza dei casi non ha meriti da rivendicare o vantare.

7.      Come si interviene con decisione e definitivamente per il ”risanamento” assegnando le abitazioni agli aventi diritto e non alla moltitudine di tanti cosiddetti baraccati spesso rivelatisi abusivi recidivi e speculatori impuniti perché protetti o indebitamente tutelati? La recente iniziativa dell’Assessore Nino Mantineo fa sperare in una inversione di tendenza che va assecondata ed incoraggiata.

8.      Quali piani per la sicurezza del nostro fragilissimo territorio saranno adottati impedendo il rilascio di concessioni edilizie spericolate?

Tralasciamo, infine, tutti gli interrogativi relativi al problema dei trasporti e dell’attraversamento dello Stretto che tuttavia rappresentano il quadro di riferimento generale dentro il quale va ridefinito il disegno urbano della città ed il suo rapporto con l’area calabrese.

Immaginiamo che gli obiettivi di una “revisione generale” (quale che sia il termine con cui la si vorrà chiamare) possano individuarsi, molto sinteticamente nei seguenti punti:

1.      Assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni residenziali pubblici, peraltro considerando la diminuzione della     popolazione residente, nonché di servizi connessi già previsti o prevedibili;

2.      Approfondire il ruolo della città in un razionale programma di sviluppo economico e territoriale legato alla sua caratteristica di polo di attrazione per un vasto hinterland territoriale che dovrebbe essere inserito, con più forza, in sede di programmazione economi - finanziaria a livello regionale e nazionale (sotto questo profilo il Piano strategico, il Piau ed altri strumenti di programmazione discussi ed affrontati in città offrono interessanti suggerimenti e riflessioni);

3.      Utilizzare al meglio le pregiate aree militari impedendo la possibile speculazione su di esse da parte dei “coraggiosi palazzinari” locali per ricollegarle invece alla domanda di servizi ed alle funzioni direzionali da allocare nel centro ex Borzì;

4.      Definire per la zona storica del centro urbano interventi conservativi e di recupero che guardino alla valorizzazione di emergenze architettoniche ed ambientali al fine di restituire alla città una nuova qualità urbana (penso alla ex palazzata ed a tante altre aree) evitando che la città rimanga ingabbiata tra disordini architettonici ed urbanistici, degrado immobiliare e diseducazione civica purtroppo generalizzata;

5.      Privilegiare per i nuovi insediamenti aree che dovranno essere urbanizzate preventivamente senza deroghe o interessate disattenzioni come sostenuto da tempo ed autorevolmente dai dirigenti del genio civile;

6.      Operare scelte definitive per le aree della zona falcata, per quelle liberate dalle FS (contrastando i tentennamenti del governo regionale) al fine di recuperare e tutelare l’immagine paesaggistica del patrimonio immobiliare pubblico e privato fortemente carente di manutenzioni.

Non siamo tecnici e, fortunatamente per tutti, non dobbiamo redigere alcunché e tuttavia non ci è estranea la problematica circa gli effetti, da valutare attentamente, relativi alla fase di transizione tra i vigenti strumenti urbanistici e la adozione del nuovo PRG o PGT.

L’interrogativo che allo stato ci muove afferisce alla individuazione, con riferimento alle attuali formazioni politiche ed a chi li rappresenta dentro e fuori dal Consiglio comunale, di quale tra queste possa intestarsi l’avvio di una riflessione pubblica su temi di tale rilievo per la nostra città.

La rilettura aggiornata delle “direttive per il PRG o PGT” da parte dell’Ing. Sergio De Cola, le cui acclarate competenze ci tranquillizzano non poco, e la successiva adozione della proposta da parte dell’Esecutivo, dovrebbero servire ad aprire un confronto serrato con le forze sociali, con gli interessi diffusi della città per determinare le condizioni di una svolta rispetto alle storture gravi nell’uso del territorio che sono sotto gli occhi di noi tutti. Vi sarà poi il passaggio inevitabile in Consiglio Comunale dove certamente non  sono di buon auspicio nè le frammentazioni del PD che non hanno mai consentito, sulla materia, la percezione di una proposta compiuta né la pallida visibilità del PDL che in tutti questi anni si è affidato ad iniziative estemporanee ed occasionali di qualche più attivo notabile né ,infine, l’UDC attestato quasi sempre su un sostanziale pendolarismo anche nelle decisioni importanti mentre su tutti gli altri è prematuro esprimere valutazioni puntuali.

Per l’insieme di tali ragioni ed in vista di una scadenza politica di grande rilievo come la programmazione di interventi adeguati sul nostro territorio che prevedano linee di sviluppo credibili e concrete è impensabile continuare a ritenere che le scelte amministrative si debbano consumare, sempre e comunque ed a prescindere, all’interno di riferimenti politici che hanno già prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti noi; ci piacerebbe pensare che sia possibile determinare alleanze tali da rendere possibili scelte e convergenze reali, per difendere  interessi legittimi e difendibili della nostra comunità. Si incominci quindi a parlare soprattutto con la città che alle recenti elezioni amministrative ha dato segnali inequivocabili in direzione di un rinnovamento rispetto al quale anche le forze rappresentate in consiglio comunale devono cercare di tenere il passo o assumersi la responsabilità di battaglie di piccolo cabotaggio.

Tutto ciò richiama la esigenza di scelte coraggiose che guardino al coinvolgimento di forze sociali ed economiche  coerenti con quelle scelte così come richiama il coinvolgimento della silenziosa borghesia cittadina (la società civile come taluni amano definirla) attorno ad un disegno della città la quale non può più essere chiamata a dare risposte soltanto a coloro che hanno “ereditato o acquistato le colline” e pensano di potere continuare ad esercitare un peso condizionante anche facendo un torto alla città .

La domanda che ci si pone è la seguente: visti i tempi grami determinati dal quadro politico attuale è possibile ritenere che vi siano in città forze sociali, politiche ed economiche capaci di intestarsi un tale rilevante e complesso progetto il quale, per sua stessa natura, non  può guardare,ovviamente, al breve periodo?.

Per quanto può riguardare i “circoli socialisti” abbiamo le idee chiare di dove stare.

 

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