La crisi irreversibile
della seconda Repubblica, in questa tumultuosa fase della
vita politica italiana , ci consegna dei partiti che paiono
ormai vivere in uno stato sempre più confusionale, alle
prese con una crisi di legittimazione senza precedenti nella
storia dell'Italia repubblicana .
Si registra una
contestazione della politica in tutte le sue forme
organizzate,un rifiuto totale dei gruppi dirigenti sempre
più vissuti dalla gente come un insopportabile ostacolo alla
soluzione dei problemi del paese . Si è pertanto creato un
enorme vuoto di rappresentanza politica all'interno del
sistema dei partiti , che certo non può essere riempito
dalle predicazioni di un demagogo di turno , né dal
tentativo dei vecchi partiti di trasformarsi in movimenti o
in liste civiche confermando alla loro guida le stesse
leadership.
C'è una forte domanda
di partecipazione politica che emerge con chiarezza da
alcuni fatti: in primo luogo dalla massiccia partecipazione
che le elezioni primarie, senza regole e sovente manipolate,
registrano; in secondo luogo dalla riabilitazione
dell'istituto del referendum come fondamentale strumento di
democrazia diretta.
Di fronte ai terribili
problemi del paese si manifesta interesse di fronte ad ogni
tentativo di riabilitare la politica come attività decisiva
per affrontare e risolvere i problemi sulla base di precise
opzioni valoriali, prescindendo da rivendicazioni
identitarie con riferimento alle vecchie appartenenze
politiche, e soprattutto rifiutando ogni forma di
affiliazione alle persone che in questi anni hanno imposto
una concezione familistica dell'organizzazione partitica, di
fatto privatizzando la vita politica.
La gente vuole sentire
parlare dei problemi reali, vuole capire come ciascun
dirigente politico si dispone con riferimento alla soluzione
di essi, e vuole soprattutto capire chi ci guadagna e chi ci
perde adottando le diverse soluzioni che sono in campo.
Si afferma un approccio
alla vita politica che è l'esatta negazione del bipolarismo
tutto muscolare che
si è affermato in questi anni; un bipolarismo che ha visto
contrapporsi tifoserie a sostegno di questo o di quel
personaggio, ma raramente proponendo soluzioni alternative
con riferimento ai bisogni che emergevano ed emergono dalla
realtà del paese e ai modi come soddisfarli.
Questo stato di cose
appare particolarmente grave in Sicilia dove tutti i partiti
sono stati nel corso dell'ultima legislatura dell'Assemblea
regionale di volta in volta al governo e all'opposizione, di
volta in volta a favore o contro il presidente Lombardo.
Rispetto a quanto si è
visto in questi ultimi anni c'è una gran voglia di
liberazione che non può che passare attraverso la promozione
di una nuova classe dirigente.
Molti giovani stanno
riscoprendo il valore della politica e quindi pongono
domande,a chi ha responsabilità di governo nelle
istituzioni, alle quali non si può dare risposte
riproponendo le finte alternative di un bipolarismo
inconcludente e omertoso . Meno che mai ciò può avvenire
oggi, quando in Italia è al potere un governo tecnico,di cui
nulla si sa con riferimento alla rivoluzione liberale ed
alla politica dei diritti solo annunciate .
Ci sono movimenti di base
che si stanno organizzando per promuovere nuove forme di
partecipazione, ci sono sindaci e amministratori locali che
stanno assecondando questo processo liberandosi da antiche
obbedienze, ci sono esponenti del mondo culturale,
sindacale, del volontariato che hanno deciso di ragionare di
problemi concreti senza essere schiavi di modelli
organizzativi obsoleti. Si vanno delineando all'orizzonte
come possibili nuove esperienze di relazioni umane e
politiche che vedono le persone stare insieme sulla base di
una concreta volontà di fare senza chiedersi: con chi mi
giova stare?
Soffia insomma un
vento di libertà che va salutato come un elemento di
rigenerazione del sistema politico, che può fare emergere
affinità tra le persone ed i gruppi, e idee che vanno
valutate per quel che significano senza necessariamente
riferirle ad una particolare famiglia politica.
In questi anni i “Circoli
Socialisti” hanno cercato di tenere in vita, attraverso
moltissime iniziative mai mosse da sentimenti di mera
nostalgia, una cultura ed una civiltà politica che vedeva
nel libero confronto delle opinioni e nella necessità di
cambiamenti radicali la strada da percorrere,
necessariamente, per rendere più giusto e più coeso il
paese, in un momento in cui l'imbroglio di Tangentopoli
aveva prima indignato, spesso a ragione, l'opinione pubblica
ma poi tolto ad essa ogni punto di riferimento culturale e
morale per orientarsi all'interno del dibattito politico.
I circoli sono impegnati
oggi a favorire in tutte le forme possibili la formazione
politica, per avvicinare in questo senso i giovani alla
politica, per non far morire la speranza che la politica sia
un'attività che serve per cambiare davvero le cose. Sono
necessari soprattutto in Sicilia, per uscire dalla crisi,
più impegno personale nella vita pubblica e più
intransigenza nel respingere ogni forma di sottomissione a
questo o quel potentato tendente a far passare i diritti
come favori.
Oggi i circoli mettono
a disposizione di quanti hanno volontà di fare le idee e le
persone che sono riusciti a coinvolgere in questi anni,
scegliendo come propri interlocutori tutti coloro, individui
e associazioni, che davvero hanno interesse a lavorare per
una rinascita della politica, che non può che venire da una
condivisa visione del futuro .Un futuro assai diverso dal
pessimo presente che siamo stati costretti a vivere.
È in questo senso
necessario che non vi sia una dispersione delle forze che
condividono la stessa speranza e guardano nella stessa
direzione di marcia. Bisogna scoraggiare,per raggiungere
questo obbiettivo, ogni tentazione di disperdere queste
risorse magari per l'inconsapevole volontà di stabilire
gerarchie o addirittura egemonie.
La
discontinuità con il passato richiede che stiano insieme
tutti coloro che non vogliono fare
rivivere lo stesso passato,
magari soltanto in forme diverse. Occorre parlare di
più dei valori e di come essi vanno concretamente presidiati
, superando la sfiducia, lo scetticismo di coloro i quali
temono l’emergere di nuovi despoti, che possano prevalere
all'interno di un sistema politico nel quale cambiano
soltanto le regole di dettaglio,ma non le mentalità .
Occorrono accordi di
programma, che possano dare vita ad un vero e proprio
contratto con i siciliani basato sulla chiarezza delle idee
e sull'affidabilità di chi le garantisce. Deve
trattarsi di persone che vivono del proprio lavoro e non
vogliono sistemarsi entrando nel giro della politica.
Se si condividono
valori come quelle del garantismo e dell'eguaglianza che
sono incompatibili con il becero giustizialismo, se si
ritiene che il futuro dell'autonomia dipende dal modo come
si fanno funzionare le strutture amministrative della
Regione che vanno radicalmente rinnovate e dalla proiezione
che la Sicilia non può non avere nell'area del Mediterraneo,
se si crede che la lotta alla mafia (che deve caratterizzare
una scelta di vita collettiva e non essere una bandiera che
un particolare partito prende a prestito) e alla
malaburocrazia (che storicamente ha costituito la cabina di
regia del voto di scambio) vadano combattute senza se e
senza ma,se si conviene sul fatto che la riforma delle
istituzioni debba ampliare i livelli del controllo sociale
per consentire il formarsi di nuove abitudini democratiche
anche diffondendo la pratica della democrazia diretta,
esistono tutte le condizioni per dare vita a delle reti che
siano sul piano organizzativo policentriche, cioè costituite
da gruppi e associazioni che vogliono convivere con pari
dignità .
Si
tratta di concepire queste aggregazioni come un accampamento
in cui ciascuna entità associativa eriga la propria
tenda,confrontando con altri la propria storia , la
propria cultura , e la propria progettualità ,per
promuovere valori condivisi .
Può darsi che da ciò in
prospettiva possano nascere nuovi partiti o nuovi
movimenti,ma si tratterà certamente di partiti diversi,
fatti non a immagine e somiglianza di alcuni capibastone, ma
da elettori che liberamente scelgono di schierarsi
destinando una parte grande o piccola del proprio tempo
all'attività pubblica.
Il partito del futuro dovrà
essere un partito di elettori che non si candidano a essere
clienti di nessuno ,né oggetto del voto di scambio .
I circoli si impegneranno:
a rendere possibile questa prospettiva facendo in futuro
quello che hanno saputo fare in questi anni e cioè a
promuovere la discussione pubblica più ampia possibile sulle
questioni di grande rilevanza sociale che mobilitano
l’interesse dei cittadini; a diffondere l'idea di un
riformismo forte , cioè di cambiamenti reali che possono
incidere sulla vita delle persone .
Esulano da questa
prospettiva sia la politica fatta come gioco sempre mutevole
delle alleanze , sia la denuncia per la denuncia,
orchestrata da organizzatori di contestazione che vogliono
distruggere il presente non indicando però nessun futuro
possibile .
I circoli quindi
faranno alleanze di programma, sia a livello regionale che
nei comuni, tenuto conto delle qualità delle persone e
tenuto conto delle idee sulla base delle quali si può
convergere per fare una lista insieme con la prospettiva di
lavorare serenamente per potere poi realizzare i programmi
concordati.
Non interessa ai “Circoli”
né l'elogio del passato, né la demonizzazione di esso,
tenuto conto che prima e seconda Repubblica appaiono ormai
come realtà egualmente rifiutate dall'opinione pubblica.
Questo ovviamente non significa che gli ideali e le
testimonianze che hanno fatto l'Italia repubblicana non
debbono costituire, a cominciare dalla Costituzione, il
punto di riferimento obbligato per le politiche del futuro.
C'è una grande
disponibilità oggi nel paese ad assecondare sforzi di questo
tipo; vi sono molte persone, uomini e donne, che chiedono di
dare una mano senza essere strumentalizzati da chicchessia.
Si tratta di risorse importanti per una politica del
cambiamento che non vanno né disperse né mortificate.
Soprattutto in Sicilia
si può organizzare questa lenta marcia della società del
cambiamento, che vuole ragionare con la propria testa e che
guarda al mondo politico come ad un universo nel quale
possano contare le passioni individuali e collettive.
E’ possibile su queste
basi creare un nuovo rapporto tra popolo e potere. |