Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 
 
   
   


 

PARTITI KO
 

I «grillini»

al posto della Lega

 

Salvo Andò

 

Il successo delle liste di Grillo alle ultime elezioni amministrative era nell'aria, considerati i molti segnali di insofferenza del Paese nei confronti del governo tecnico, nonché il rancore sempre più diffuso verso il mondo politico. Mannheimer in un recente sondaggio ha evidenziato come soltanto tre italiani su dieci sono interessati alla politica, mentre sei anni fa ad essa era interessato il 56%. La gente va a votare, ma scegliendo sempre più partiti e movimenti che tendono a presentarsi come estranei al sistema dei tradizionali partiti.

E', quindi, prevedibile che il voto di protesta, oltre ad esprimersi attraverso l'astensionismo, tenda ad assumere una valenza positiva, orientandosi verso liste e candidati che si propongono come espressione di un'altra politica.

Gli scandali che hanno travolto la Lega hanno creato poi un vuoto destinato sempre più ad essere occupato da «grillini» e nuovi movimenti di protesta. È stato giustamente osservato che una siffatta deriva non può sbrigativamente essere liquidata come una vittoria dell'antipolitica. Se per antipolitica si intende la reazione alle mancate risposte politiche del governo o alla pessima politica dei partiti, non pare dubbio che l'antipolitica via via diventi una diversa politica , con riferimento alle idee e ai candidati che vengono proposti. Se la protesta, anziché esprimersi attraverso l'astensione dal voto, tende a promuovere nuove classi dirigenti, affidando ad esse il compito di combattere dall'interno delle istituzioni le degenerazioni che si registrano nel mondo dei partiti, è chiaro che ci troviamo di fronte ad un processo di rinnovamento della politica, agevolato dal fatto che cambia l'offerta politica, che pesa meno il voto di scambio.

Da un lato, avremo uomini nuovi che vogliono stabilire un forte legame con la gente radicandosi nel territorio, dall'altro rappresentanti dei partiti asserragliati dentro le istituzioni, decisi a difendere con ogni mezzo la propria autoreferenzialità. Insomma, se di fronte ad una crisi che colpisce sempre più pesantemente imprese e famiglie, nulla cambia nel mondo politico, perché gli sprechi si spostano da un apparato all'altro ma non si eliminano e il finanziamento pubblico - nonostante qualche aggiustamento di dettaglio - continua ad essere ingiustificato, è inevitabile che liste come quella dei «grillini» avranno sempre più successo.

Si sperava che nei partiti intervenisse un operoso ravvedimento, che venissero accolte le esortazioni del presidente della Repubblica, il quale ha chiarito che le riforme istituzionali vanno fatte non per fare un favore a lui, ma alla stessa classe politica, oggi pesantemente delegittimata.

L'immobilismo che regna nei palazzi del potere, il chiacchiericcio sulle riforme che non produce decisioni sembrano fatte apposta per facilitare l'opera demolitrice di Grillo, che inevitabilmente troverà sempre maggiore udienza nel Paese, anche presso l'opinione pubblica cosiddetta moderata, che non ha nulla a che spartire con Grillo, ma ritiene le sue provocazioni come il solo rimedio a portata di mano per dare una spallata al sistema, visto che con l'astensionismo vincono sempre gli stessi.

Non può non impressionare da questo punto di vista la reazione di quanti, davvero molti, nei giorni scorsi hanno reagito vivacemente, attraverso internet, alle parole del capo dello Stato il quale, difendendo la politica ed i partiti, come presidio delle libertà repubblicane, aveva ridimensionato il significato politico del successo elettorale del movimento grillino.

La verità è che gli eletti nelle liste del movimento «5 stelle» suscitano simpatia: sono giovani che si propongono di lavorare tra la gente, oggi nei Comuni e domani in Parlamento. Si tratta di ragazzi fortemente motivati, che hanno fatto la campagna elettorale non come replicanti di Grillo, ma parlando di questioni concrete che riguardano l'attività dei municipi. Va emergendo un'«altra» classe politica, intenzionata a fare un percorso assai simile a quello che hanno fatto a suo tempo gli amministratori locali leghisti, che continuano ad essere sostenuti dalla fiducia della gente nonostante le mille difficoltà in cui la Lega si dibatte.

Insomma, si vanno confrontando due modelli di classe dirigente all'interno delle istituzioni. Da una parte, i nuovi politici che parlano delle questioni che riguardano gli interessi collettivi e non usano il politichese, dall'altra i tradizionali esponenti di partito che parlano di formule e di alleanze, che fanno solenni dichiarazioni sul nulla che nessuno legge e ai quali i giovani guardano come a persone non in grado di capire le loro esigenze.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se i partiti intendono percorrere fino in fondo la strada che li porterà al suicidio, o saranno in grado di compiere un'inversione di rotta. La difesa ad oltranza dell'attuale legge elettorale avrà un effetto boomerang per gli attuali partiti. Tutti dicono di volerla cambiare, ma molti per non fare nulla dicono di volere approvare tutte le riforme istituzionali insieme. Una cosa pare certa. I partiti verranno massacrati in campagna elettorale, se si dovesse votare con il porcellum.

 

La Sicilia del 18/05/2012

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