D. Le primarie del partito democratico a Palermo hanno certo
registrato un grandissimo successo di partecipazione, forse
senza precedenti .Le primarie si stanno radicando nella
cultura della gente?
R. Da questo punto di vista si è
trattato di una vera e propria festa della democrazia.
Quanto a partecipazione sono state superate anche le più
rosee previsioni degli organizzatori, che ritenevano un
grande successo superare i 20.000 votanti; i votanti invece
sono stati più di 30.000. La verità è che stavolta si è
trattato di primarie vere ,parlo della Sicilia,nel senso
che c'è stata una forte competizione. Nessun candidato ha
stracciato gli altri, basti pensare che su 30.000 e passa
votanti i tre candidati che competevano per vincere si sono
divisi in parti quasi uguali 29.000 voti, e i primi due
candidati sono arrivati quasi appaiati.
D. C'è stato anche un forte accanimento fra i candidati , e
dopo questo risultato certamente si stabiliranno nuovi
rapporti di forza anche all'interno del partito democratico
.
R. Allo stato questo è difficile
da dire ; non credo che convenga a nessuno adesso
recriminare sul risultato , che è un risultato che contiene
precise indicazioni soprattutto con riferimento ai nuovi
equilibri che si vanno assestando nel Pd.Emerge una
leadership di cui si dovrà tenere conto nel partito e fuori
di esso. Certo, sono state primarie che si sono svolte in
un clima di grande confusione; ma questo clima è un po' il
prodotto di un confronto interno che in questi mesi è stato
molto duro,che riguardava in primo luogo l’ atteggiamento
da tenere nei confronti del governo Lombardo. Adesso bisogna
aspettare le mosse successive per capire se si procederà ad
una pacificazione o se la sfida interna continuerà,con
conseguenze che potrebbero riguardare anche le alleanze che
si faranno per le regionali.
D. Ma le primarie non rischiano di rompere irreversibilmente
i partiti?
R. Assolutamente no se tra i
competitori c’è un comune senso di appartenenza. Giudico
positivo il fatto che l'opinione pubblica sia coinvolta in
un dibattito che non può essere una faccenda interna di
partito. Ne guadagna anche la vita interna di partito, a
condizione ovviamente che alla base del conflitto tra le
persone vi sia un conflitto di idee, che insomma le diverse
posizioni si legittimino per una diversa visione di ciò che
bisogna fare per la Sicilia,comprese ovviamente le alleanze
politiche. Da questo punto di vista per esempio sul piano
dei progetti,e tenuto conto anche delle storie politiche
personali dei candidati in lizza,tra Ferrandelli che
militava nell’IDV fino a qualche tempo addietro e la
Borsellino non si percepivano grandi differenze. Si
confrontavano certamente diversi stili politici , modi
diversi di fare la campagna elettorale. Ma i contenuti non
erano molto diversi. A meno che non si consideri una
differenza di sostanza il fatto che un candidato fosse
sostenuto da Orlando e l’altro invece avversato.
D. Ma il conflitto tra i candidati dipendeva anche dal fatto
che gli stessi erano un'espressione di diverse filiere
politiche operanti nel partito democratico.
R . Ma le correnti non sono un
male se fanno emergere diversità che riguardano gli
indirizzi politici,se promuovono la discussione politica.
Tutti sapevano che nel Pd vi è stata in questi ultimi tempi
una vivace dialettica interna . L'elezione di Palermo non
poteva risentire non di questa condizione. Dietro ogni
candidato c’era uno sponsor, ben visibile; lo stesso
segretario nazionale del partito democratico si è impegnato
a Palermo a dare man forte alla Borsellino. Vi è stata
addirittura una polemica sulla questione degli aiuti
finanziari dati a questo e non a quel candidato.
D. Altro che dialettica interna,hanno proposto di
sfiduciare il segretario Lupo,così da subito,senza
Congresso. Non le pare che le primarie siano state anche un
regolamento di conti in questa ottica?
R. Sì , c'è stato anche questo ,i
diversi schieramenti interni non se le sono mandati a dire ,
si sono scambiati anche attraverso i giornali giudizi
pesanti . E tuttavia questa dialettica ,lo ripeto,se non è
solo lotta per il potere, vivacizza la vita interna di un
partito . Dimostra che non c'è un decisore unico, che la
battaglia interna si fa alla luce del sole . Non è un bene
che i panni sporchi si lavino in famiglia , se si considera
il partito come un bene pubblico. Chi dirige un partito deve
avere il sostegno della maggioranza,questa è democrazia.
D. Secondo lei questa è stata una brutta botta per Bersani
che ,ancora una volta, vede sconfitto alle primarie un suo
candidato?
R. A Bersani si richiamano un po’
tutti i protagonisti di questa vicenda; forse un po' meno il
candidato vicino a Renzi, il sindaco di Firenze , che vuole
rottamare il suo partito e sostituire l’intero gruppo
dirigente. Bersani ha scelto un candidato di prestigio,la
Borsellino, ritenendo forse che nella città questa
candidatura potesse avere un impatto eccezionalmente
favorevole, perché si trattava di un parlamentare europeo ,
di un personaggio molto noto per le battaglie condotte per
la legalità :Forse però era meno idoneo di altri a parlare
a tutta la città attirando molti indecisi verso il
centro-sinistra. Si voleva ripetere la stessa operazione a
suo tempo fatta da Orlando,cioè ritenere colluso con la
mafia chi non vota il candidato simbolo delle battaglie
antimafia. Ma evidentemente le cose Palermo sono un po'
cambiate ,forse la città chiede oltre ad un serio impegno
antimafia, anche un vero progetto per lo sviluppo,e
soprattutto facce nuove.
D. Ma in uno stesso partito si può fare una battaglia così
cruenta , creando magari disorientamento tra gli elettori ,
e soprattutto nel tradizionale elettorato di sinistra non
abituato a battaglie per il potere così scoperte , e neppure
ad una discesa in campo così pesante di tutti i leader dei
partiti del centrosinistra.
R. Nel paese sono cambiate le
abitudini politiche , i partiti non sono più quelli di prima
, ciò che ieri poteva scandalizzare sul piano dei
comportamenti politici,soprattutto nei partiti della
sinistra orgogliosi della loro diversità,oggi non
scandalizza più nessuno .E poi le primarie sono state
pensate come delle vere elezioni attraverso cui si scelgono
i candidati ;si tratta di campagne elettorali anche
dure,dove però i concorrenti devono impegnarsi ad essere
leali con chi vince e sostenerlo dopo. Stavolta i candidati
erano tutti del partito democratico, e quindi dovevano
essere espressione di uno stesso progetto politico,erano
più o meno tutti militanti di partito, interessati quindi
a tutelare gli interessi della casa comune. A differenza
che a Milano , Napoli e Genova la competizione non era tra
candidati di partiti diversi.
D. E adesso cosa accadrà?Bersani sarà contestato,sarà
contestato l’accordo di Vasto, si vuole un riorientamento
del partito verso il centro?
R Ritengo che un chiarimento nel
Pd vi sarà, ma non per la questione Borsellino. La
Borsellino a Roma era sostenuta da tutto il Pd, o quasi. Ciò
forse ha favorito il candidato meno inserito nel giro
stretto del partito .Il voto ha sconfessato tutti i
segretari del contro sinistra,non solo Bersani.La verità è
che la gente ,anche a sinistra,è stanca dei partiti che
decidono tutto da Roma.Se non si cambia la forma partito ,se
non si da più potere al territorio ,la scelta di un
candidato sindaco è l’occasione per vendicarsi delle
prepotenze compiute dagli apparati centrali;per i deputati e
senatori “nominati” da Roma non si può fare nulla ,bisogna
subire e basta,ma per le elezioni locali,soprattutto con le
primarie,il militante di base,l’elettore legato al partito
si riprende la libertà che gli spetta.
D. Cambieranno le alleanze,il Pd riterrà rischioso correre
con quelli del patto di Vasto,o addirittura in Sicilia c’è
il rischio che il Pd si spezzi in due?
R Non,non credo a scissioni
prodotte da beghe locali. Fratture così eclatanti possono
avvenire solo a livello nazionale. Con la sconfitta, sia
pure di misura, della Borsellino è stato in un certo senso
battuto il partito che vuole costruire un'alleanza con le
forze che stanno alla sua sinistra,può essere che avranno
maggiore seguito coloro che guardano verso il centro,per
costruire un’asse politico che non spaventi i moderati,che
consenta una mediazione tra le diverse posizioni,per non
esasperare il conflitto politico e per non tornare alle
esperienze del bipolarismo cd muscolare. Insomma ,le
conseguenze i del voto delle primarie,sul piano degli
assetti del pd siciliano sono imprevedibili.
D. Intanto si litiga sulla regolarità del voto,si
annunciano ricorsi,e c’è chi non accetta il risultato e
vuole andare avanti, da solo, lo stesso.
R. Le polemiche del dopo voto in
questi casi sono una costante. Qui poi c’è di mezzo anche l’IDV
di Orlando e le cose sui complicano. Le discussioni sulla
regolarità del voto sono polemiche del tutto comprensibili
se si pensa che le primarie non hanno una regolazione che
ne garantisca la trasparenza,non esiste una registrazione
di coloro che hanno diritto al voto,sono inevitabilmente
primarie molto privatizzate. Il rischio è che possano
votare elettori che sono lontani dal partito che organizza
le primarie e che possono essere interessati a creare
confusione , a fare eleggere un candidato più facile da
battere ,che cioè oggettivamente agevoli l’opera del
partito o schieramento concorrente. E’ difficile da provare
l'esistenza di interferenze di vario genere per far vincere
un candidato gradito ad un altro partito , in vista di
possibili alleanze.
D Ma la scelta della Borsellino era una buona scelta,non era
un po’ una “ minestra ribollita”?
R. La Borsellino certamente
ha fatto un sacrificio,perché aveva tutto da perdere,per
compattare il centro sinistra e fare ritirare la
candidatura Orlando. Forse era il solo candidato che poteva
avere il sostegno di tutti tre i segretari dei partiti del
centro sinistra. Sapeva di gettarsi in un nido di vipere,e
l’ha fatto per spirito di servizio. L'errore compiuto da
chi l’ha candidata è stato quello di pensare che il nome
della Borsellino di per sé potesse trascinare verso il
centro sinistra l’ elettorato indeciso. I partiti tendono
in situazioni difficili a ricorrere all'usato sicuro, cioè
a fare scendere in lizza sempre gli stessi candidati che
hanno in passato dimostrato di sapere mobilitare l’opinione
pubblica scuotendo le coscienze,anche grazie alla loro
storia personale,grazie al significato simbolico della loro
candidatura. Dimenticano che i tempi cambiano ,che votano
i ragazzi e che questi vogliono facce nuove;è del tutto
comprensibile che una personalità che aveva un grande
valore simbolico trent'anni conservi tutto il suo
prestigio, ma non ha lo stesso valore simbolico di un
tempo. Magari perché è stata protagonista di troppe
battaglie. Esistono stagioni della politica, le cosiddette
primavere, che non possono essere eterne .I candidati devono
sapere parlare a società che cambiano,che guardano al futuro
e non al passato,che si vogliono identificare in progetti
che tengano conto delle difficoltà di oggi e che non
ripetano sempre le stesse parole d'ordine. Naturalmente c'è
chi come Renzi con disinvoltura utilizza il nuovismo solo a
proprio uso e consumo,ma c’è chi crede davvero nella
possibilità di fare politica in modo diverso,senza tendere a
regolare i conti con il passato in eterno. Tra la Borsellino
e gli altri candidati si coglieva questo diverso approccio
con i problemi della società non rappresentata dai partiti.
D. Insomma era inevitabile che a Palermo accadesse ciò che è
accaduto a Milano, Napoli e Genova?
R Con una differenza. Nel voto
di Palermo rispetto a quello di Milano e di Napoli c'è
qualcosa di più,c’è più acrimonia verso il mondo chiuso e
prepotente dei partiti. A Milano e Napoli ha vinto il
candidato di un partito diverso dal Pd , si è inteso dare
una lezione al partito egemone che voleva imporre il suo
candidato. Stavolta intorno alla Borsellino il
centro-sinistra era unito , anche la sinistra cosiddetta
radicale , quella che ha partecipato al patto di Vasto
convergeva su di lei , Orlando aveva ritirato la candidatura
e mobilitato la sua gente .Stavolta erano eretici i
candidati senza partito,senza investiture ufficiali dei
segretari. Il candidato che ha vinto era sostenuto solo da
una parte del pd.Chi ha vinto ha raccolto i voti degli
elettori stanchi di un centro-sinistra che sceglie i
candidati in considerazione di ciò che conviene
all’alleanza,più che di ciò che serve alla città. E la città
è stanca delle patenti di moralità che vengono
dall’alto;vuole dare tali patenti ragionando con la propria
testa,e soprattutto sulla base della conoscenza diretta che
ha dei candidati. Hanno scelto il candidato più giovane e
più radicato nel territorio. A Ferrandelli non si può
rimproverare il sostegno al governo Lombardo o l’ostilità ad
esso,perché nella sua campagna elettorale si è occupato solo
di Palermo.
D. Insomma lei difende le primarie senza se e senza ma?
R. In un momento in cui la passione politica pare spenta,in
cui è ì difficile fare partecipare la gente alla vita dei
partiti, il fatto che migliaia di persone vadano a votare
per scegliere il loro candidato nella corsa per la carica di
sindaco è un fatto positivo. In partiti dove il sistema
democratico è debole, il rischio è quello dei candidati
nominati dall'alto,dei candidati sconosciuti alla gran parte
dell’opinione pubblica. Allora meglio le primarie che
possono produrre confusione e creare sconcerto per eccesso
di rissosità, che subire candidati che hanno solo la fiducia
delle nomenclature di partito.
D. Ma si parla di inquinamenti del voto, di metodi poco
corretti di raccolta del consenso. Orlando addirittura ha
parlato di brogli elettorali.
R. Quando si perde spesso si parla di brogli. Orlando è
arrabbiato perché questo è anche un voto contro di lui, che
pensava di poter essere il padre morale della candidatura
Borsellino e si è esposto
molto per farla passare per una candidatura propria. Quando
si perde bisogna prendere atto del risultato ed evitare
recriminazioni, code polemiche che rischiano di demotivare
poi gli elettori che dovrebbero sostenere adesso il
candidato sindaco prescelto. La verità ,lo ripeto,è che gli
elettori hanno preferito ad un simbolo quale la
Borsellino,un candidato giovane che conosce il territorio ed
è conosciuto dalla gente, che ha fatto il consigliere
comunale e che parla ai palermitani di cose concrete ,che è
sostenuto dall’associazionismo di base.
D. Il voto è stato anche un referendum su Bersani e gli
uomini a lui più legati a Palermo?
R. Dire questo mi pare eccessivo. Si può parlare di un
referendum sul segretario regionale Lupo, ma non su Bersani.
La Borsellino era sostenuta da tutto lo stato maggiore del
PD nazionale o quasi, dai segretari dei partiti del SEL e
dell'IDV, Vendola e Di Pietro. Accade spesso che l'elettore
di fronte ad uno schieramento così compatto si costruisca
il suo candidato.
D. In conclusione,in assenza di una legge che le
regoli,non sarebbe bene soprassedere con le primarie?
R. Abbiamo bisogno di una legge che regoli la vita interna
dei partiti,in conformità a quanto dice l’art 49 Cost, ma
nelle more le primarie sono consultazioni utili per
stabilire un collegamento tra il candidato e l'elettorato.
Solo che un conto sono le primarie dove vi sono due partiti
che si fronteggiano e dove ci sono anche grazie a ciò
precise abitudini accettate da tutti,un’altro conto sono le
primarie che si fanno in un sistema politico dove in una
coalizione convivono molti partiti e dove c'è una lotta
senza quartiere per la visibilità. In un contesto siffatto è
chiaro che al partito maggiore si da la caccia per
ridimensionarne il peso e per spostare il baricentro della
coalizione il più lontano possibile da quel partito.
Stavolta. però lo ripeto è stata battuta la coalizione di
Vasto e ha vinto un candidato che pare volere dialogare con
i partiti di centro. La sua elezione consoliderebbe questa
tendenza. |