Favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo.
 
 
 
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Le finalità della Fondazione

 
La Fondazione si propone di agevolare il formarsi di una cultura dello sviluppo nelle regioni più deboli del paese con particolare riferimento alla regione Sicilia. In questo senso occorre creare azioni sinergiche tra le regioni meridionali finalizzate a realizzare in Sicilia efficienti politiche della formazione, nonché a favorire tutte le forme di partecipazione orientate ad una migliore tutela dei diritti. In questo contesto è importante favorire il dialogo culturale in tutte le sue forme tra i paesi della sponda Nord  e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, individuando nella Sicilia il territorio ideale per ubicare iniziative culturali che facciano di essa un vero e proprio hub della conoscenza.
 

Gli impegni
     
 

Nel perseguimento dello scopo istituzionale, la fondazione si impegna a:

a) svolgere ricerche e corsi di formazione che mirino a diffondere la cultura della partecipazione consapevole;
b) promuovere attività editoriali limitatamente allo scopo istituzionale;
c) divulgare le proprie iniziative attraverso i mass media e la rete internet;
d) organizzare in Sicilia convegni e incontri a livello nazionale ed internazionale per facilitare il dialogo tra i popoli del mediterraneo;
e) svolgere indagini finalizzate alla migliore conoscenza delle condizioni di vita dei popoli della regione mediterranea;
f) supportare attraverso la documentazione e la ricerca le attività delle istituzioni impegnate negli ambiti in oggetto;
g) diventare membro di altre organizzazioni e stipulare convenzioni con altre istituzioni

 
     
 
 
   
   


 


Le primarie della discordia


 

Intervista a Salvo Andò su I Vespri

 

D. Le primarie del partito democratico a Palermo hanno certo registrato un grandissimo successo di partecipazione, forse senza precedenti .Le primarie si stanno radicando nella cultura  della gente?

R. Da questo punto di vista  si è trattato di una vera e propria festa della democrazia. Quanto a partecipazione sono state superate anche le  più rosee previsioni degli organizzatori, che ritenevano  un grande successo superare  i 20.000 votanti; i votanti invece sono stati più di 30.000. La verità è che stavolta si è trattato di  primarie vere ,parlo della Sicilia,nel senso che c'è stata una forte  competizione. Nessun candidato ha stracciato gli altri, basti pensare che su 30.000 e passa votanti i tre candidati che competevano per vincere si sono divisi in parti quasi uguali 29.000 voti, e i primi due candidati  sono arrivati quasi appaiati.

D. C'è stato anche un forte accanimento fra i candidati , e dopo questo risultato certamente si stabiliranno nuovi rapporti di forza anche all'interno del partito democratico .

R. Allo stato questo è difficile da dire ; non credo che convenga a nessuno adesso recriminare sul risultato , che è un risultato che contiene precise indicazioni  soprattutto  con riferimento ai nuovi equilibri che si vanno assestando nel Pd.Emerge una leadership di  cui si dovrà tenere conto nel partito e fuori di esso. Certo, sono state primarie  che si sono svolte  in un clima di grande confusione; ma questo clima è un po' il prodotto  di un confronto interno che in questi mesi è stato molto duro,che  riguardava in primo luogo l’ atteggiamento da tenere nei confronti del governo Lombardo. Adesso bisogna aspettare le mosse successive per capire se si procederà  ad una pacificazione o se la sfida interna continuerà,con conseguenze che potrebbero riguardare anche le alleanze  che si faranno per le regionali.

D. Ma le primarie non rischiano di rompere irreversibilmente i partiti?

R. Assolutamente no se tra i competitori  c’è un comune senso di appartenenza. Giudico  positivo il fatto  che l'opinione pubblica sia  coinvolta in un dibattito che non può essere una faccenda interna di partito. Ne guadagna anche la vita interna di partito, a condizione ovviamente che alla base del conflitto tra le persone vi sia un conflitto di idee, che insomma le diverse posizioni  si legittimino per una diversa visione di ciò che bisogna fare  per la Sicilia,comprese ovviamente le alleanze politiche. Da questo punto di vista per esempio sul piano dei progetti,e  tenuto conto anche delle storie politiche personali dei candidati in lizza,tra Ferrandelli  che  militava nell’IDV fino a qualche tempo addietro e la Borsellino non si percepivano grandi differenze. Si  confrontavano certamente diversi stili politici , modi diversi di fare la campagna elettorale. Ma i contenuti non erano molto diversi. A meno che non si consideri una differenza di sostanza il fatto che un candidato fosse  sostenuto da Orlando e l’altro invece avversato.

D. Ma il conflitto tra i candidati dipendeva anche dal fatto che gli stessi erano  un'espressione di diverse filiere politiche operanti nel partito democratico.

R . Ma le correnti non sono un male se fanno emergere diversità che riguardano gli indirizzi politici,se promuovono la discussione politica. Tutti sapevano che nel Pd vi è stata in questi ultimi tempi una vivace dialettica interna . L'elezione di Palermo non poteva risentire non di questa condizione. Dietro ogni candidato c’era uno sponsor, ben visibile; lo stesso segretario nazionale del partito democratico si è impegnato a Palermo a dare man forte alla  Borsellino. Vi è stata addirittura una polemica sulla questione degli aiuti finanziari dati  a  questo e  non a quel candidato.

D. Altro che dialettica interna,hanno  proposto di sfiduciare il segretario Lupo,così da subito,senza Congresso. Non le pare che le primarie siano state anche un regolamento di conti in questa ottica?

R. Sì , c'è stato anche questo ,i diversi schieramenti interni non se le sono mandati a dire , si sono scambiati anche attraverso i giornali  giudizi pesanti . E tuttavia questa dialettica ,lo ripeto,se non è solo lotta per il   potere, vivacizza la vita interna di un partito . Dimostra che non c'è un decisore unico, che la battaglia interna si fa alla luce del sole . Non è un bene  che i panni sporchi si lavino in famiglia , se si considera il partito come un bene pubblico. Chi dirige un partito deve avere il sostegno della maggioranza,questa è  democrazia.

D. Secondo lei  questa è stata una brutta botta per Bersani che ,ancora una volta, vede sconfitto alle primarie un suo candidato?

R. A Bersani si richiamano un po’ tutti i protagonisti di questa vicenda; forse un po' meno il candidato vicino a  Renzi, il sindaco di Firenze , che vuole rottamare il suo partito e sostituire l’intero gruppo dirigente. Bersani ha scelto un candidato di prestigio,la Borsellino, ritenendo forse che nella città questa candidatura potesse avere un impatto eccezionalmente favorevole, perché si trattava di un parlamentare europeo , di un personaggio molto noto per le battaglie condotte per  la legalità :Forse però era  meno idoneo di altri a parlare a tutta la città attirando molti indecisi verso il centro-sinistra. Si voleva  ripetere la stessa operazione a suo tempo fatta da Orlando,cioè ritenere colluso con la mafia chi non  vota il candidato simbolo delle battaglie antimafia. Ma evidentemente le cose Palermo sono un po' cambiate ,forse la città chiede oltre ad un serio impegno antimafia, anche un vero progetto per lo sviluppo,e soprattutto facce nuove.

D. Ma in uno stesso partito si può fare una battaglia così cruenta , creando magari disorientamento tra gli elettori , e soprattutto nel tradizionale elettorato di sinistra non abituato a battaglie per il potere così scoperte , e neppure ad una discesa in campo così pesante di tutti i leader dei partiti del centrosinistra.

R. Nel  paese  sono cambiate le  abitudini politiche , i partiti non sono più quelli di prima , ciò che ieri poteva scandalizzare sul piano dei comportamenti politici,soprattutto nei partiti della sinistra orgogliosi della loro diversità,oggi  non scandalizza più nessuno .E poi  le primarie sono state pensate come delle vere elezioni attraverso cui si scelgono i candidati ;si tratta di campagne elettorali anche dure,dove però i concorrenti devono impegnarsi ad essere leali con chi vince e sostenerlo dopo. Stavolta  i candidati erano tutti del  partito democratico, e quindi dovevano essere espressione di uno  stesso progetto politico,erano più o meno tutti  militanti di partito, interessati quindi  a tutelare gli interessi  della casa comune. A differenza che a Milano ,  Napoli e Genova la competizione non era tra candidati di partiti diversi.

D. E adesso cosa accadrà?Bersani sarà contestato,sarà contestato l’accordo di Vasto, si vuole un riorientamento del partito verso il centro?

R Ritengo che un chiarimento nel Pd vi sarà, ma non per la questione Borsellino. La Borsellino a Roma era sostenuta da tutto il Pd, o quasi. Ciò forse ha  favorito il candidato    meno inserito nel giro stretto del partito .Il voto ha sconfessato tutti i segretari del contro sinistra,non solo Bersani.La verità è che la gente ,anche a sinistra,è stanca dei partiti che decidono tutto da Roma.Se non si cambia la forma partito ,se non si da più potere al territorio ,la scelta di un   candidato sindaco è l’occasione per vendicarsi delle prepotenze compiute dagli apparati centrali;per i deputati e senatori “nominati” da Roma non si può fare nulla ,bisogna subire e basta,ma per le elezioni locali,soprattutto con le primarie,il militante di base,l’elettore  legato al partito si riprende la libertà che gli spetta.

D. Cambieranno le alleanze,il Pd  riterrà rischioso correre con quelli del patto di Vasto,o addirittura in Sicilia c’è il rischio che il Pd si spezzi in due?

R Non,non credo a scissioni prodotte da beghe locali. Fratture così eclatanti possono avvenire solo a livello nazionale. Con la sconfitta, sia pure di misura, della Borsellino è stato in un certo senso battuto il partito che vuole  costruire un'alleanza con le forze che stanno alla sua sinistra,può essere che avranno maggiore seguito  coloro  che guardano verso il centro,per costruire un’asse politico che non spaventi i moderati,che consenta una  mediazione tra le diverse posizioni,per non esasperare il conflitto politico  e per non tornare alle esperienze del bipolarismo  cd muscolare. Insomma ,le conseguenze i del voto delle primarie,sul piano degli assetti  del pd siciliano  sono imprevedibili.

D.  Intanto si litiga sulla regolarità del voto,si annunciano ricorsi,e c’è chi non accetta il risultato e vuole andare avanti, da solo, lo stesso.

R. Le polemiche del dopo voto in questi casi sono una costante. Qui poi c’è di mezzo anche l’IDV di Orlando e le cose sui complicano. Le discussioni sulla regolarità del voto  sono polemiche del tutto comprensibili se si pensa che le primarie  non hanno una regolazione che ne garantisca la trasparenza,non esiste una registrazione  di coloro che hanno diritto al voto,sono inevitabilmente  primarie molto privatizzate. Il rischio è che possano votare elettori che sono lontani dal partito che  organizza le  primarie e che  possono essere interessati a creare confusione , a fare eleggere un candidato più facile da battere  ,che cioè oggettivamente agevoli l’opera del partito o schieramento concorrente. E’  difficile da provare l'esistenza di interferenze di vario genere per far vincere  un candidato gradito ad un altro partito , in vista di possibili alleanze.

D Ma la scelta della Borsellino era una buona scelta,non era un po’ una “ minestra ribollita”?

R. La   Borsellino   certamente ha fatto un sacrificio,perché aveva tutto da perdere,per compattare il centro sinistra e fare ritirare la  candidatura Orlando. Forse era il solo candidato che poteva avere il sostegno di tutti  tre i segretari dei partiti del centro sinistra. Sapeva di gettarsi in un nido di vipere,e l’ha fatto per spirito di servizio.  L'errore compiuto da chi  l’ha candidata  è stato quello di  pensare  che il nome della Borsellino di per sé potesse trascinare verso  il centro sinistra l’ elettorato indeciso. I partiti tendono  in situazioni difficili  a ricorrere all'usato sicuro, cioè a fare scendere in lizza sempre gli stessi candidati che hanno in passato dimostrato di sapere mobilitare l’opinione pubblica  scuotendo le coscienze,anche grazie alla loro storia personale,grazie al  significato simbolico della loro candidatura. Dimenticano  che  i tempi cambiano ,che votano i ragazzi e che questi vogliono facce nuove;è del tutto comprensibile  che  una personalità che aveva un grande valore simbolico  trent'anni  conservi tutto il suo prestigio, ma non ha  lo stesso valore simbolico di un tempo. Magari  perché  è  stata protagonista di troppe battaglie. Esistono stagioni della politica, le cosiddette primavere, che non possono essere eterne .I candidati devono sapere parlare a società che cambiano,che guardano al futuro e non al passato,che si vogliono identificare in progetti  che tengano conto delle difficoltà di oggi e che non ripetano  sempre le stesse parole d'ordine. Naturalmente c'è chi come Renzi  con disinvoltura utilizza il nuovismo solo a proprio uso e consumo,ma c’è chi crede davvero nella possibilità di fare politica in modo diverso,senza tendere a regolare i conti con il passato in eterno. Tra la Borsellino e gli  altri candidati si coglieva questo diverso approccio  con i problemi della società non rappresentata dai partiti.

D. Insomma era inevitabile che a Palermo accadesse ciò che è accaduto a Milano, Napoli e Genova?

R  Con una differenza. Nel  voto di Palermo  rispetto a quello di Milano e di Napoli c'è qualcosa di  più,c’è più acrimonia verso  il mondo  chiuso e prepotente  dei partiti. A Milano e  Napoli ha vinto il candidato di un partito diverso dal Pd , si è inteso dare una lezione al partito egemone che voleva imporre il suo candidato. Stavolta  intorno alla Borsellino il centro-sinistra era unito , anche la sinistra cosiddetta radicale , quella che ha partecipato al patto di Vasto convergeva su di lei , Orlando aveva ritirato la candidatura e mobilitato la sua gente .Stavolta erano eretici i candidati senza partito,senza investiture ufficiali dei segretari. Il candidato che ha vinto era  sostenuto  solo da una parte  del pd.Chi ha vinto  ha raccolto i voti degli elettori stanchi di un centro-sinistra che sceglie i candidati in considerazione di ciò che conviene all’alleanza,più che di ciò che serve alla città. E la città è stanca delle patenti di moralità che vengono dall’alto;vuole dare tali patenti ragionando con la propria testa,e soprattutto sulla base della conoscenza diretta che ha dei candidati. Hanno scelto il candidato più giovane e più radicato nel territorio. A Ferrandelli non si può rimproverare il sostegno al governo Lombardo o l’ostilità ad esso,perché nella sua campagna elettorale si è occupato solo di Palermo.

D. Insomma lei difende le primarie senza se e senza ma?

R. In un momento in cui la passione politica pare spenta,in cui è ì difficile  fare partecipare la gente alla vita dei partiti, il fatto che migliaia di persone vadano a votare per scegliere il loro candidato nella corsa per la carica di sindaco è un fatto positivo. In partiti dove il sistema democratico è debole, il rischio è quello dei candidati nominati dall'alto,dei candidati sconosciuti alla gran parte dell’opinione pubblica. Allora meglio le primarie che possono produrre confusione e creare sconcerto per eccesso di rissosità, che subire candidati che hanno solo la fiducia delle  nomenclature di partito.

D. Ma si parla di inquinamenti del voto, di metodi poco corretti di raccolta del consenso. Orlando addirittura ha parlato di brogli elettorali.

R. Quando si perde spesso si parla di brogli. Orlando è arrabbiato perché questo è anche un voto contro di lui, che pensava di poter essere il padre morale della  candidatura Borsellino e si è esposto
molto per farla passare per una candidatura propria. Quando si perde bisogna prendere atto del risultato ed evitare recriminazioni, code polemiche che rischiano di demotivare poi gli elettori che dovrebbero sostenere adesso il candidato sindaco prescelto. La verità ,lo ripeto,è che gli elettori hanno preferito ad un simbolo quale la Borsellino,un candidato giovane che conosce il territorio ed è conosciuto dalla gente, che ha fatto il consigliere comunale e che parla ai palermitani di cose concrete ,che è sostenuto dall’associazionismo di base.

D. Il voto è stato anche un referendum su Bersani e gli uomini a lui più legati a Palermo?

R. Dire questo mi pare eccessivo. Si può parlare di un referendum sul segretario regionale Lupo, ma non su Bersani. La Borsellino era sostenuta da tutto lo stato maggiore del PD nazionale o quasi, dai segretari dei partiti del SEL e dell'IDV, Vendola e Di Pietro. Accade spesso che l'elettore di fronte ad uno schieramento così  compatto  si costruisca il suo candidato.

D. In conclusione,in assenza di una legge che le regoli,non sarebbe bene soprassedere con le primarie?

R. Abbiamo  bisogno  di una legge che regoli la vita interna dei partiti,in conformità a quanto dice l’art 49 Cost, ma nelle more  le primarie sono consultazioni utili per stabilire un collegamento tra il candidato e l'elettorato. Solo che un conto sono le primarie dove vi sono due partiti che si fronteggiano e dove ci sono anche grazie a ciò precise  abitudini accettate da tutti,un’altro conto sono le primarie che si fanno in un sistema politico dove in una coalizione  convivono molti partiti e dove c'è una lotta senza quartiere per la visibilità. In un contesto siffatto è chiaro che al partito maggiore si da la caccia per ridimensionarne il peso e per spostare il baricentro della coalizione il più lontano possibile da quel partito. Stavolta. però lo ripeto è stata battuta la coalizione di Vasto e ha vinto un candidato che pare volere dialogare con i partiti di centro. La sua elezione consoliderebbe questa tendenza.

 
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