| I 
                    suddetti dati e le leggi elettorali adottate dal 1994 in poi 
                    hanno rafforzato le ragioni e le condizioni per una maggiore 
                    stabilità dei governi rispetto agli anni precedenti? hanno 
                    determinato una migliore selezione della classe dirigente ed 
                    una più elevata qualità della stessa e quindi garantito più 
                    alti livelli di moralità e trasparenza( nella regione 
                    siciliana ben 30 deputati su 90 cioè 1/3 del totale sono 
                    allo stato inquisiti)? I Partiti cd liederistici hanno 
                    determinato le condizioni per una concreta e corretta vita 
                    democratica al proprio interno o al contrario attraverso il 
                    bipolarismo hanno realizzato intese ed alleanze solo di 
                    natura elettoralistica che hanno impedito, di fatto, alla 
                    destra ed alla sinistra di assicurare una seria 
                    governabilità al Paese contribuendo, tra l’altro, ad 
                    eliminare dalla rappresentanza politica del Paese i grandi 
                    filoni ideali e culturali che,dal dopoguerra in poi, avevano 
                    contribuito alla sua ricostruzione ed alla sua  crescita.
                     Stanno in tutto questo 
                    le molte ragioni  per cui tanti cittadini espressione di 
                    queste aree culturali, semplici cittadini,intellettuali, 
                    giovani sostenuti da forte passione civile hanno ritenuto di 
                    organizzarsi in Associazioni, Movimenti , Circoli, 
                    Fondazioni,Gruppi di varia estrazione nelle reti 
                    informatiche, o altro ancora ritenendo che fosse opportuno e 
                    necessario opporsi ai processi di omologazione apparsi, in 
                    talune circostanze, particolarmente pesanti. Certo non sono stati 
                    anni facili e tuttavia in tanti possiamo dire, che nelle 
                    realtà nelle quali siamo stati presenti, abbiamo contribuito 
                    ad alimentare dibattiti e confronti non solo sui temi 
                    specifici dei singoli territori ma anche, più in generale, 
                    sui temi dello sviluppo, della partecipazione e quindi dei 
                    sistemi elettorali da modificare. 
                                                     A cominciare, per 
                    quanto ci riguarda, dai circoli socialisti, abbiamo  tutti 
                    esercitato una funzione di “sussidiarietà orizzontale” 
                    rispetto alla afasia dei due grandi blocchi politici 
                    contrapposti. Tutto ciò è indicativo 
                    non solo dei limiti della legge elettorale in vigore e del 
                    bipolarismo  che ne deriva ma più in generale testimonia 
                    della grave crisi della politica e quindi dei Partiti 
                    attuali i quali per propria esclusiva responsabilità,   più 
                    di recente della maggioranza di centro destra ma nel recente 
                    passato anche di centro sinistra, hanno finito, a causa 
                    delle proprie divisioni interne e dell’alto livello di 
                    rissosità nel Parlamento con il delegare ad altri le proprie 
                    funzioni di governo. Negli ultimi 18 anni il 
                    nostro Parlamento non solo non ha affrontato i problemi 
                    prioritari del Paese rispetto alle questioni economiche 
                    incombenti ma addirittura, sul piano comportamentale, il 
                    principio della” etica del dovere” è stato soppiantato da 
                    quello del “ vietato vietare”. Il Presidente della 
                    Repubblica Giorgio Napolitano ha opportunamente sottolineato 
                    nel suo messaggio di fine anno la necessità e la urgenza di 
                    una “rigenerazione della Politica”. Siamo oggi 
                    probabilmente alla fine di un ciclo politico per cui taluni 
                    interessi sociali ed economici (CONFINDUSTRIA, OO.SS. ) 
                    tendono ad accorparsi ed a confrontarsi con la politica non 
                    più separatamente bensì congiuntamente e quindi chiedono al 
                    Governo una diversa direzione di marcia attraverso la 
                    adozione di politiche per lo sviluppo mentre ordini 
                    professionali, lavoratori autonomi di settori diversi 
                    tendono a fare cartello per pesare di più.  Si tratta di lobbies, 
                    alcune delle quali in verità si muovono solo a tutela di 
                    interessi troppo particolaristici, oppure sono anche sintomo 
                    di nuovi fermenti che ripropongono il tema della 
                    “ripoliticizzazione della società” per la quale ripartendo 
                    dai territori e facendo leva su idee leggibili e credibili 
                    si sia capaci di anteporre agli interessi particolari, non 
                    sempre legittimi, di taluni gruppi sociali e politici gli 
                    interessi generali del Paese. In questi anni abbiamo 
                    assistito ad un centro destra attraversato da fortissime 
                    divisioni con una linea politica appannata e contraddittoria 
                    sul piano interno ed internazionale. Il PDL, in particolare, 
                    non sembra potere intraprendere il cammino per la 
                    costruzione di un partito di centro destra europeo 
                    nonostante la adesione al PPE. Dall’altro lato vediamo un 
                    centro sinistra altrettanto diviso, appesantito ed incerto 
                    per potere dare una lettura aggiornata della complessità 
                    della società attuale cosa assolutamente necessaria se non 
                    addirittura prioritaria per la costruzione di una “coalizione 
                    di governo”. Il PD in particolare rischia di rimanere in 
                    mezzo al guado  tra il perseguimento della vecchia e grigia 
                    concezione dell’alternativa di sinistra mascherata con la 
                    nuova frontiera progressista e moderna del post - 
                    berlusconismo e l’alleanza con il populismo dell’ IDV e 
                    taluni stereotipi di SEL aprendo al suo interno un conflitto 
                    assai difficile da comporre tra la componente ex Margherita 
                    ed i “non pentiti superstiti del comunismo internazionale”. Rispetto a tutto ciò 
                    dalle colonne de “ Il Riformista” l’on . Emanuele Macaluso  
                    chiede al PD  a) di chiarire se guarda ad una alleanza 
                    larga, cioè compreso l’UDC, che abbia l’ambizione di 
                    governare e non solo di vincere o persegue la linea della 
                    caccia all’ultimo voto con l’ultimo alleato utile “per 
                    sconfiggere il nemico”; b) come intende affrontare la 
                    complessa materia dei contratti di lavoro e la rivisitazione 
                    del nostro welfare; c) quale debba essere la nuova base 
                    politica e culturale per affrontare le nuove sfide di oggi e 
                    di domani. Tutto questo ripropone 
                    il problema di alleanze coerenti che l’attuale sistema 
                    bipolare con i doppi premi di maggioranza non solo non 
                    garantisce ma finora ha determinato una sorta di conventio 
                    ad escludendum  rispetto a vaste aree politiche e culturali 
                    accomunate da una comune e solida cultura di governo.    Per quanto ci riguarda 
                    pensiamo che si tratti di lavorare ancora assieme a chi in 
                    questi anni ha guardato e tuttora guarda alla possibile 
                    ricomposizione degli schieramenti politici attraverso la 
                    costituzione di nuove ampie formazioni recuperando il 
                    contributo ideale e politico delle forze che nei lunghi anni 
                    della ricostruzione del nostro Paese avevano dato prova di 
                    straordinarie capacità di governo.  Parlando per un momento 
                    di noi “circoli socialisti Sicilia” in anni difficili ed in 
                    solitudine abbiamo operato per organizzare una comunità 
                    socialista che partisse dal basso e cioè dal territorio. Lo 
                    abbiamo fatto , a fronte della persistente afasia di PDL e 
                    PD, promovendo non poche occasioni di confronto e di 
                    dibattito  spesso in concorso con la Fondazione Nuovo 
                    Mezzogiorno resistendo alla idea che altri dovesse e potesse 
                    parlare per noi. Ciò riguarda oggi anche il PSI che spesso 
                    si è limitato ad operazioni per garantire la proiezione 
                    parlamentare di qualche dirigente centrale e ciò, forse, 
                    continua a fare immaginando, proprio qui da noi, di 
                    riciclare taluno che dopo avere acquisita la ricompensa in 
                    altri siti ritorna a parlare di socialismo.  
                    Da dove cominciare o meglio come 
                    continuare. Intanto dall’invito ai rappresentanti 
                    non solo delle Associazioni e dei Movimenti oggi presenti ( 
                    ma a tanti altri attivi nelle diverse realtà regionali che 
                    contattati hanno dichiarato  disponibilità al confronto) 
                    a fare rete per concorrere non contro 
                    i Partiti ma accanto ad essi a mettere in moto questa nostra 
                    democrazia bloccata. 
                    Uno degli strumenti a cui pensiamo è 
                    quello delle Scuole di Democrazia che vorremmo mettere in 
                    cantiere con l’aiuto della Fondazione Nuovo Mezzogiorno. I sondaggisti 
                    elettorali ci dicono che 1/3 circa dei cittadini italiani 
                    considera la politica  poco credibile o addirittura 
                    privatizzata per nel rapporto DEMOS leggiamo che il 48% di 
                    essi italiani che la democrazia italiana possa vivere senza 
                    i Partiti. Non siamo certo messi bene ma nonostante ciò mi 
                    schiero con il restante 52% degli italiani e mi ostino a 
                    pensare che la POLITICA  abbia ancora un futuro se non si 
                    vuole che con la decadenza dei Partiti attuali decada anche 
                    la democrazia.   Come si è arrivati a 
                    tutto questo? A mio parere vi hanno contribuito, da una 
                    parte, l’invenzione berlusconiana del cd “partito liquido” 
                    che ha concorso a “liquidare” l’interesse per la politica e 
                    dall’altra la direzione di marcia spesso incerta e 
                    contraddittoria del PD dovuta alle sue troppe anime interne 
                    che ha indebolito la sinistra riformista e di governo. 
                    Abbiamo  cioè visto Partiti privi di forte identità protesi 
                     prevalentemente ad ottenere consensi ovunque e comunque.
                     
                    A fronte del perdurare della 
                    insufficiente credibilità del sistema politico e della 
                    violenza che deriva dall’attuale sistema elettorale 
                    rappresentanti della cultura del socialismo gradualista ed 
                    egualitario, del cattolicesimo riformatore liberale,del 
                    laicismo liberale e repubblicano possono porre le basi per 
                    ricostruire le ragioni e l’esperienza umana e sociale di una 
                    nuova sinistra democratica in Italia guardando anche, sotto 
                    il profilo organizzativo, a convergenti forme di presenza 
                    politica. La decisione della 
                    Consulta sulla inammissibilità del referendum( il Prof 
                    Sabino Cassese dovrebbe depositare proprio oggi le 
                    motivazioni della decisione assunta) pone alle forze 
                    politiche il dovere urgente di intervenire per il 
                    superamento delle due più gravi anomalie del cd Porcellum  e 
                    cioè il intervenendo sul doppio premio di maggioranza e le 
                    liste bloccate. 
                    Una seria riforma elettorale dovrebbe 
                    riuscire a centrare tre obiettivi concreti: a) garantire la 
                    governabilità del sistema politico; b)restituire la scelta 
                    degli eletti agli elettori; c) creare coalizioni e alleanze 
                    di governo e non meri cartelli elettorali. E’  possibile oggi 
                    porre rimedio al bipolarismo imposto per legge ed al dogma 
                    del maggioritario che hanno prodotto coalizioni che al 
                    proprio interno contemplano la maggioranza e la opposizione, 
                    che hanno determinato la proliferazione di partiti e 
                    partitini. Se è vero che in nessun Paese civile il 
                    discredito per la politica ed i Partiti è elevato come in 
                    Italia, la idea che nel 2013 si possa ritornare alla 
                    politica che abbiamo fin qui conosciuta in questi anni credo 
                    faccia accapponare la pelle (Michele Salvati)  Se si vuole evitare 
                    tutto ciò si tratta per i Partiti di “approfittare” della 
                    sospensione delle ostilità che il governo Monti sembra 
                    assicurare cominciando a fare proposte concrete sulla legge 
                    elettorale cercando un accordo mediano  e scegliendo tra il
                    modello tedesco (proporzionale personalizzato) 
                    modello francese (uninominale a doppio turno) o 
                    modello spagnolo (proporzionale con forti effetti 
                    maggioritari) . Quest’ultimo, a mio parere, premia il 
                    radicamento territoriale dei candidati, salvaguarda la 
                    governabilità ed il rispetto delle coalizioni garantisce il 
                    ruolo dei Partiti senza incentivare la frammentazione, 
                    attenua il rischio del trasformismo parlamentare dei futuri 
                    eletti. L’altra ipotesi è il sistema elettorale 
                    proporzionale sia pure con soglia di sbarramento ma senza 
                    premio di maggioranza. Le conclusioni di 
                    questo incontro sono affidate all’On Salvo Andò  Presidente 
                    della Fondazione Nuovo Mezzogiorno ed al Sen Gianpiero  D’ 
                    Alia capogruppo al Senato della Repubblica del Partito 
                    dell’UDC che sui temi del superamento del bipolarismo e 
                    sulla necessità di introdurre nel nostro sistema elettorale 
                    maggiori spazi di proporzionalismo sembra avere seguito un 
                    percorso lineare e coerente.. Ai rappresentanti delle 
                    Associazioni e dei Movimenti che hanno accettato il nostro 
                    invito di oggi chiediamo la disponibilità a  continuare nel 
                    cammino intrapreso attorno alle cose che qui, molto 
                    modestamente, mi sono permesso di sottoporre alla comune 
                    riflessione. |