3 novembre 2011 -  “Siamo in una fase politica in 
                      piena evoluzione. In Sicilia, poi, si è portata avanti 
                      un’operazione di scomposizione del quadro politico a 360 
                      gradi e non si vedono ancora segnali di ricomposizione. 
                      Alla Regione si è registrata una sorta di liberalizzazione 
                      delle alleanze dove tutti possono stare con tutti. 
                      Esistono due posizioni nel Pd, tre o quattro nell’area Pdl, 
                      c’è un Centro che ha come punto fermo l’Udc insieme ad una 
                      aggregazione che si muove, con geometrie variabili. Tutto 
                      questo accresce la difficoltà a riportare nell’Isola 
                      quelli che sono i paradigmi della politica nazionale”.
                      Questa la fotografia del complicato 
                      quadro politico italiano, e siciliano in particolare, 
                      scattata da Salvo Andò, ex ministro della Difesa e storico 
                      esponente del Psi degli anni d’oro.
                      Il rettore dell’università Kore di 
                      Enna, parlando a BlogSicilia e sollecitato sulla 
                      candidatura a sindaco di Palermo di Rita Borsellino, ha le 
                      idee ben chiare. “Ha già fatto diverse candidature, una 
                      persona rispettabile, ma non so se in una situazione di 
                      questo tipo può accendere grandi passioni. Francamente mi 
                      auguravo venissero fuori dei giovani nei diversi 
                      schieramenti e invece siamo sempre davanti a 
                      riproposizioni di contesti antichi”. 
                      In merito, poi, al dibattito aperto più 
                      che mai dal ‘no’ della stessa Borsellino di aprire al 
                      Terzo polo, Andò va subito al sodo senza tanti giri di 
                      parole: “Se bisogna correre solo per testimoniare 
                      un’alternativa possibile e del tutto rispettabile, va 
                      bene. Ma se, come immagino, a Palermo si corre per 
                      vincere, bisogna puntare ad avere una coalizione larga. 
                      Del resto in Sicilia – osserva lucidamente – avviene una 
                      cosa strana: quali sarebbero le discriminanti nei 
                      confronti dei centristi? Culturali o antropologiche? La 
                      diversità antropologica, oggi, non è più comprensibile, 
                      perché non ve ne si può ricordare solo alla vigilia delle 
                      elezioni. Se è antropologica –ribadisce Andò – lo dice la 
                      parola stessa, c’è da sempre. Mi pare poi che a livello 
                      regionale la stragrande maggioranza del Pd ha sostenuto il 
                      governo Lombardo”.
                      Secondo il politico di Giarre “oggi 
                      emerge sempre più una certa volontà di spiegare che le 
                      alleanze si compongono in base alle capacità delle 
                      risoluzioni concrete delle questioni. Questa è una delle 
                      giustificazioni per spiegare la trasversalità dell’attuale 
                      esecutivo regionale. Non vedo perché questa linea non 
                      possa e non debba valere anche per l’amministrazione di 
                      Palermo che, mi pare di comprendere, non versi in ottime 
                      condizioni”.
                      L’ex parlamentare socialista fa luce 
                      sul preciso momento politico di Palermo in seno al gruppo 
                      che sosterebbe Rita Borsellino per la corsa a Palazzo 
                      delle Aquile: “È vero che siamo ancora a dei segnali di 
                      fumo e che non si è entrati nel vivo della costruzione di 
                      una coalizione, ma una decisione va presa celermente in 
                      termini di alleanze”.
                      Andò consiglia dunque ai Democratici di 
                      “decidersi una volta per tutte. O riconoscono come fallita 
                      l’esperienza dell’esecutivo regionale considerando come 
                      non più proponibile quel tipo di ‘tagliando’, oppure 
                      insistano bissando a Palermo ciò che già avviene all’Ars 
                      poiché, contrariamente, la gente non capirebbe”.
                      Salvo Andò che ebbe un brevissimo e 
                      ‘travagliato’ transito proprio nel Pd tra il 2007 e il 
                      2008 ricorda infine che a Palermo “si va verso una 
                      campagna elettorale molto dura e c’è un gran bisogno di 
                      chiarezza. Il nostro capoluogo infatti non è uno dei 
                      tantissimi ‘comunelli’ siciliani e l’esito elettorale avrà 
                      certamente un valore simbolico di grande rilevanza…”. Chi 
                      vuol intendere intenda.